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Covid, sicurezza impossibile nelle scuole di Roma. Mancano le aule

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Valentina Conti
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Oltre il 50% degli istituti superiori della Capitale non riaprirà lunedì al 100% in presenza, secondo quanto stabilito dal governo. Una scuola su due materialmente non ce la potrà fare. Perché gli spazi non permettono di mantenere il metro statico di distanziamento previsto dai dettami del protocollo anti-Covid. Con le varianti del virus incombenti, la circolare di aprile del Ministero della Salute ha suggerito di arrivare, ove possibile, pure a due metri. Va da sé che le condizioni imposte riescono ad essere ottemperate solo su carta. Nella pratica si dissolvono, diventando indicazioni impraticabili.

 

 

Negli istituti romani il clima che si respira è un misto di preoccupazione e rassegnazione. Si riprende il metro in mano come a settembre, ma non se ne esce. Semplicemente perché uscire dal ginepraio di regole non calzanti per i vari contesti scolastici è, di fatto, impossibile. "La mia scuola - spiega Patrizia Marini, dirigente scolastico dell'istituto agrario Emilio Sereni, fuori dal Grande Raccordo Anulare - è frequentata da circa mille studenti, di cui il 15% sono ragazzi che per la loro disabilità necessitano dell'insegnante di sostegno e in qualche caso anche dell'assistente. Con gli spazi attualmente a disposizione della scuola e con questi numeri di allievi, di certo non posso garantire la sicurezza sia dei ragazzi sia dei docenti". Al Liceo Primo Levi di Vigna Murata, il preside Stefano Sancandi è categorico: "Se riusciremo a tornare in presenza al 100% lunedì? No, neanche per idea!", risponde. "Nelle aule - chiarisce - non entra in condizioni di sicurezza il 100% degli studenti. Noi adottiamo una turnazione facendo venire al 100% solo 7 classi ogni giorno, le altre al 50%".

 

 

"Pensavamo di finire l'anno scolastico in presenza al 50% o giù di lì, ci eravamo assestati su quel livello possibile di stabilità, virus permettendo. Ora non solo si ricomincia da capo con i problemi, ma non si riescono a trovare soluzioni realizzabili perché molte aule non consentono", dicono dal Liceo Newton (con due casi di positività all'attivo, 12 complessivi dal 7 aprile, e 14 docenti in quarantena) fino all'Orazio. La succursale del Newton di via dell'Olmata, quartiere Monti, ha 21 classi. E' una scuola storica, prima era un convento. Le aule hanno una conformazione particolare. Le aule più piccole utilizzate per la didattica digitale ospitano 13 banchi a rotelle distanziati a un metro. Al 100% in presenza dovrebbero essere 21. Mission impossible. Domani ci sarà il consiglio di istituto, il team della scuola si confronterà sul da farsi. Ogni scuola ha le proprie caratteristiche, specialmente quelle del centro storico della Capitale hanno spazi ridotti o di dimensioni singolari nei quali non si riesce affatto a gestire la totalità degli alunni applicando la normativa anti-contagio. E poi non sono pochi gli istituti del Lazio che hanno aree offilimits perché inagibili. A questo si sommano le ulteriori criticità, partendo dall'incremento del numero di classi in isolamento. Sui trasporti, sempre nota dolente, "le corse aggiuntive sono insufficienti rispetto alla movimentazione degli studenti", evidenzia l'Associazione Nazionale Presidi del Lazio. E manca meno di una settimana.

 

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