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Covid, in 7 giorni è già la scuola il motore del virus

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Franco Bechis
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Solo sette giorni di apertura sui 15 del periodo, eppure sono bastati quelli e nemmeno in tutta Italia nello stesso modo a fare balzare in testa alla crescita dei contagi i bambini e ragazzini che sono tornati a frequentare asili nido, scuola dell'infanzia e i vari livelli di scuola dell'obbligo dopo Pasqua. Fa suonare per l'ennesima volta la campanella di allarme il bollettino di sorveglianza sul virus pubblicato dall'Istituto superiore di Sanità con i dati fino al 14 aprile scorso. Perché da quello del 31 marzo la maggiore crescita dei contagi si è verificata proprio nei bimbi più piccoli, quelli ormai aggrediti dalla variante inglese del Covid, tutti in testa alla classifica della crescita del virus. I più colpiti sono i bimbi al di sotto dei 3 anni, dove i contagi sono cresciuti del 10,18%, seguiti da quelli fra 3 e 5 anni, con contagi in crescita dell'8,79%, da quelli fra 6 e 10 anni con crescita del 7,92%, da quelli fra 14 e 19 anni con crescita del 7,45% e da quelli fra 11 e 13 anni con crescita del 7,35%. In tutte le altre fasce di età la crescita dei contagi è stata al di sotto del 7%. E fra i più anziani meno della metà di quella dei più piccini: crescita del 4,44% fra 80 e 89 anni e del 3,28% fra gli ultra novantenni. Certo le differenze non sono enormi, ma sono stati sufficienti appunto solo la metà di quell'arco di tempo con la scuola in presenza  a fare scattare in testa alla classifica gli italiani più piccoli.

Ricordiamo che nel periodo preso in considerazione in tutta Italia hanno frequentato scuola e asilo in presenza i bimbi da zero a 11 anni, e in 11 regioni anche quelli da 12 a 13 anni e il 50% di quelli fra 14 e 19 anni. Per quanto piccolo il test ha confermato quello che raccontavamo nei mesi scorsi quasi in solitudine da queste colonne: la scuola in presenza si dimostra sempre in qualsiasi momento del virus il principale motore dei contagi. E siccome prima ancora di aprire completamente altre attività assai meno rischiose per la circolazione del virus (come bar e ristoranti), si andrà alla presenza totale in aula, non possiamo che tornare a segnalare come questa scelta resti il principale azzardo compiuto dal governo in carica guidato da Mario Draghi come per altro aveva già fatto quello precedente guidato da Giuseppe Conte.

 

 

Intestardirsi per ragioni buone come per bandiere ideologiche assai meno comprensibili sulla apertura della scuola anche in zone che diventano rosse per la situazione del virus fa pagare il prezzo poi a tutti gli altri settori produttivi. E rischia in alcune zone di Italia (come la Toscana che è fran le vergogne della campagna di vaccinazione sugli anziani), di alimentare non solo la curva dei contagi, ma anche quella dei decessi delle persone più fragili non ancora immunizzate per gli errori e le incapacità di chi amministra alcune Regioni. 

Ormai solo con la menzogna si può sostenere che la scuola non sia un fattore propulsivo del contagio del Covid 19. Sono a decine gli studi pubblicati su riviste scientifiche che dimostrano l'esatto opposto e che certificano come il lockdown della scuola sia il primo fattore di diminuzione della curva del virus e la sua riapertura l'esatto opposto. Anche gli studi fatti in Italia dimostrano la stessa cosa. Come quello recente fatto sui dati di settembre-novembre firmato da Giovanni Sebastiani e Giorgio Palù, poi diventato presidente dell'Aifa: “Crediamo fortemente”, è la loro conclusione, “che il riavvio della scuola sia stato il fattore principale dell'aumento esponenziale di COVID-19, soprattutto in relazione al trasporto pubblico utilizzato dagli studenti”. Per altro proprio a proposito dei trasporti a Roma nel momento della riapertura il Comune sta introducendo l'ennesima scelta sbagliata nel momento sbagliato: la pedonalizzazione delle vie di accesso a 50 istituti della scuola primaria che costringerà ad usare mezzi pubblici anche a famiglie che in sicurezza accompagnavano i figli a scuola con la propria auto. 

 

 

Si riaprono tutte le aule e per la terza volta consecutiva non si fa nulla per farlo almeno con più sicurezza: protezione sui mezzi pubblici, diversificazione degli orari e dei turni di accesso, ampliamento degli spazi e dell'organizzazione delle classi grazie ad accordi con altre strutture su cui suddividere i plessi. Nulla, irresponsabilmente nulla.

 

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