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A Roma 4mila ristoranti non riapriranno. Appello alla Raggi: più spazi esterni

Damiana Verucci
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Un ristorante su due dovrà restare chiuso perché privo degli spazi all'aperto. Secondo Fiepet Confesercenti questo provocherà una grande disparità di trattamento tra un esercente e l'altro. Nella Capitale sono ben 4.000 i ristoranti sprovvisti di dehors o impossibilitati a chiedere una occupazione di suolo pubblico per motivi legati a mancanza di spazi o a ubicazione del locale. E dovranno aspettare almeno il primo giugno, stando alle indicazioni del governo Draghi, e un nuovo decreto. Il primo giugno, poi, per riaprire soltanto a pranzo perché a cena dovranno comunque restare ancora chiusi fino a non si sa ancora quando. Quindi, a gioire delle riaperture dal prossimo 26 settembre almeno nelle zone gialle, e il Lazio almeno stando ai dati del momento lo sarebbe, non sono certo tutti gli esercenti.

 

 

C'è poi il problema dei bar, potranno o meno tornare a servire il caffè in tazzina anche se al chiuso? Stando alle indiscrezioni sembrerebbe di si, almeno fino alle 14, ma c'è da ragionare sui vari codici Ateco perché probabilmente non a tutti sarà concesso, creando altra disparità di trattamento. Insomma, dalla gioia delle riaperture ai tanti dubbi e perplessità in merito passato un attimo. Fiepet chiede un incontro urgente al Governo. «A Roma ci sono tantissimi locali che purtroppo non sono dotati di tavolini fuori e che saranno quindi molto danneggiati. Ma anche chi potrà usufruire di questi spazi - dice il presidente Fiepet, Claudio Pica - sarà penalizzato dalla stagionalità perché maggio non è certo ancora estate e quindi il rischio è che la sera possa fare ancora freddo o addirittura piovere. Decidere senza associazioni di categoria è un errore che potrebbe danneggiare la filiera e l'economia italiana fatta di tante pmi che contribuiscono al tessuto produttivo del Paese».

 

 

Incalza anche Sergio Paolantoni, presidente Fipe Confcommercio: «Per migliaia di esercizi il lockdown continua perché per ragioni logistiche e spesso anche burocratiche non hanno la disponibilità di spazi esterni. La proposta delle Regioni di riaprire anche all'interno, seppure con misure di sicurezza rafforzata, sarebbe stata più equa perché consentiva a tutti di riaprire». Dunque Paolantoni chiama in causa anche il Comune di Roma. La richiesta, visto il rinnovato provvedimento che consente di ampliare l'occupazione di suolo pubblico almeno fino al prossimo dicembre, è alla sindaca Raggi di essere ancora più flessibile. Che tradotto significherebbe chiudere più di un occhio di fronte a possibili irregolarità. Ma Confcommercio chiede anche un vero cronoprogramma che indichi i prossimi passi sulle riaperture per non lasciare migliaia di imprese ancora nell'incertezza.

 

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