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Il Lazio è a un passo dalla chiusura totale

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Antonio Sbraga
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Dal giallo al rosso senza passare nemmeno per l’arancione: così il Lazio oggi al ministero della Salute rischia la doppia retrocessione. «Il valore RT è a 1,3. La zona rossa è possibile per il superamento del valore 1,25 - avverte l’assessore regionale alla Sanità, Alessio D’Amato - anche se l’incidenza è sotto soglia e anche i tassi di occupazione dei posti letto sono entro la soglia di allerta». Nonostante i 22 ricoveri effettuati ieri, che portano il numero complessivo dei degenti a 258, la percentuale di posti letto di Terapia intensiva occupata da pazienti Covid nel Lazio (27%) è in calo di un punto percentuale ed è inferiore di 5 punti rispetto alla media nazionale (32%). Una differenza che si riduce a 3 punti percentuali per quanto riguarda il numero dei degenti nei reparti d’area medica, saliti a 2.088, pari al 33% dei posti letto complessivi (la media nazionale è del 36%).

 

 

Però anche ieri, su oltre 16 mila tamponi effettuati nel Lazio (+884 rispetto a mercoledì) e 22 mila antigenici, per un totale oltre di 39 mila test, si sono registrati 1.800 nuovi casi positivi (+146), 16 decessi (-6) e +1.322 guariti. «I dati del contagio sono in aumento e raggiungono i livelli di due mesi fa, con un trend di crescita rispetto alle due settimane precedenti. Lo scenario è previsto in netto peggioramento, bisogna mantenere altissimo il livello di guardia. Non è possibile concedersi nessuna distrazione, il virus con le sue varianti sta riprendendo vigore, la priorità è quella di interrompere ora la catena di trasmissione», avverte l’Unità di crisi della Regione. La quale già nei giorni scorsi, dopo il check-point settimanale di lunedì 8 «pari a 1,27 e in crescita rispetto all’ultima settimana», aveva inviato una nota alle Asl e alle aziende ospedaliere facendo scattare l’allerta, chiedendo di riservare altri 1.600 posti letto ai casi-Covid: «I dati settimanali indicano di attuare, in uno scenario di rischio 3, la fase di preparazione per lo scenario di rischio 4». Ossia il penultimo dei 5 scenari di rischio, col passaggio dei letti d’area medica da 2.500 a 4.000 e di quelli di Terapia intensiva da 350 a 450.

 

 

Chiedendo alle aziende sanitarie di «facilitare il processo di dimissione nei giorni prefestivi e festivi» contestualmente all’attuazione della «Fase IX: definizione di un equilibrio dei posti letto tra aree disciplinari, in particolare medica e chirurgica, sufficienti a garantire le priorità assistenziali». Anche perché la pressione nei 48 Pronto soccorso laziali è sempre alta: alle 17 di ieri nelle astanterie c’erano ben «402 pazienti in attesa di ricovero o trasferimento». 

 

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