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Roma, vietato pure andare in bagno: bar e ristoranti aperti solo per l'asporto

Alessio Buzzelli
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Tra i tanti disagi dovuti ai divieti imposti per l'emergenza sanitaria c'anche quello, assai sgradevole, di non poter andare in bagno. Non in casa propria, s' intende: quello, per il momento, pare sia ancora concesso. Il problema si pone invece nei luoghi pubblici, dove il combinato disposto delle chiusure al pubblico dei bagni comunali e di quelli dei locali - bar e ristoranti soprattutto - non permette a chi ne abbia necessità di espletare i propri improcrastinabili bisogni. In base alle vigenti norme anticontagio, infatti, è vietato l'accesso per la clientela alle toilette dei pubblici esercizi, pena una salatissima multa a carico dell'esercente. Succede co si che in questi giorni di zona arancione a Roma sia impossibile poter usufruire di un bagno allorché ci si trovi fuori casa: impossibile utilizzare quelli di bar e ristoranti e impossibile, allo stesso modo, recarsi in quelli "comunali", chiusi ormai da quasi un anno.

Tale disagio, è bene sottolinearlo, è meno banale di ciò che può sembrare, perché, non c'è bisogno di dirlo, dover andare in bagno non è una scelta, né un qualcosa che si può fare o non fare secondo volontà. Immaginate di trovarvi, per esempio, in via Cola di Rienzo - come è capitato oggi a un nostro lettore - e di aver disperato bisogno di una toilette; bene, sappiate che molto probabilmente non avrete altra possibilità che espletare le vostre necessità per strada. Perché gli incolpevoli esercenti di bar e ristoranti - i pochi, s' intende, aperti per l'asporto - non potranno aiutarvi. Certo, se siete fortunati potreste imbattervi nel barista comprensivo e coraggioso, che magari chiuderà un occhio e vi consentirà di utilizzare il wc del proprio locale rischiando una sonora sanzione. Ma, si sa, quando "scappa" non si può certo indugiare troppo nell'attesa di un colpo di fortuna.

A "salvare" il malcapitato, infatti, ieri non è stato un colpo di fortuna, quanto piuttosto un colpo di genio: entrare nel negozio più grande di via Cola di Rienzo sperando che rientrasse nella stessa categoria dei centri commerciali, dove i bagni dovrebbero essere, secondo l'ultimo dpcm, accessibili per la clientela. Fortunatamente così è stato, ma questa naturalmente non può essere una soluzione, anche perché i centri commerciali sono spesso fuori mano e a nessuno si può chiedere di percorrere decine di chilometri solo per andare in bagno. Il problema peraltro non riguarda solo chi debba usufruire di un gabinetto per ragioni "classiche", ma anche chi, ad esempio, si trovi nella necessità di dover cambiare il pannolino al proprio pargolo o chi per strada ci lavora, come i tassisti, per i quali è vitale poter usufruire delle toilette di bar e ristoranti pubblici durante l'orario di lavoro. E arriviamo così al vero nocciolo della questione: perché nessuna delle istituzioni cittadine è ancora intervenuta per risolvere il problema, offrendo ai cittadini valide alternative?

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