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Scuola, nel Lazio possibile rinvio al 31 gennaio

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Valentina Conti
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«Le scuole superiori del Lazio potranno riaprire il 18 se tutte le istituzioni faranno fino in fondo il proprio dovere. È impossibile questo incessante stop and go: si rientra, poi no, si paventa l’ipotesi di slittare al 31. Capiamo che l’epidemia ha dei ritmi non prevedibili, ma vorremmo sapere se la Regione Lazio usi il periodo di rinvio per intervenire sui nodi irrisolti». È lapidario Mario Rusconi, presidente dell’Associazione Nazionale Presidi (ANP) del Lazio, sulle problematicità che investono il settore da settimane.
Professor Rusconi, lei continua ad affermare che rimangono diverse criticità in vista del ritorno sui banchi, dai trasporti alla carenza di connessioni. L’assessore regionale alla Scuola Di Berardino si dichiara «stupito» delle sue parole dopo il confronto nei tavoli operativi. Che succede?
«Abbiamo partecipato alle varie "call" come tutti i sindacati, ma nessuno ci ha mai convocato per dire rimandiamo l’apertura delle scuole prevista per l’11 gennaio. Hanno solo sentito le nostre richieste. È mancato un vero coinvolgimento, perché al momento opportuno non siamo stati assolutamente interpellati. Le decisioni le apprendiamo dalla stampa, non abbiamo una serie di risposte; domani dovrebbe esserci l’ennesimo video-incontro con Usr e Regione, ma non ci è stato comunicato nulla ufficialmente. E al tavolo prefettizio nessuno ha insistito che la rappresentanza dei presidi fosse presente».
Cosa avreste detto se ci foste stati?
«Che un rinvio di apertura ha senso se quel periodo di posticipo viene usato dalla Regione per sistemare i trasporti, dare sicurezze sui tamponi, sui controlli anti-assembramento fuori dalle scuole. Altrimenti, se gli enti locali non riescono a risolvere la situazione va detto con chiarezza».
Il piano Atac vi è arrivato?
«Ieri (l’altro, ndr). Lo stiamo visionando. Quello che chiediamo è l’effettiva presenza di tutte le corse che compaiono sulla carta, che vengano prese in considerazione le richieste di molti presidi della provincia sulle non concordanze con i tempi dei loro studenti e che ovviamente ci sia un reale controllo sull’impiego dei mezzi al 50%. Avevamo, inoltre, chiarito alla Regione che serviva che venisse pubblicato un planning con gli orari su negozi e uffici pubblici per agevolare».
I tamponi veloci dedicati ai ragazzi delle superiori sembra stiano funzionando, secondo gli ultimi dati ne sono stati effettuati oltre 7mila.
«Sì, ma serve capillarità degli screening. Noi abbiamo proposto di utilizzare i cortili interni delle scuole come drive-in, anche in periferia, dove far convergere gli allievi di altre scuole vicine».
Coinvolgendo gli istituti non ci sarebbero ulteriori possibili problemi di contagio o di affollamento da mettere in conto?
«Ci sarebbero orari stabiliti».
Esistono strutture sanitarie non più funzionanti o dismesse che potrebbero essere utili, come l’ex ospedale San Giacomo a Roma... 
«Anche questa può essere un’idea da prendere in considerazione».
Sui possibili assembramenti davanti agli ingressi delle scuole?
«Venerdì pomeriggio al quartiere San Lorenzo era incredibile la folla di giovani senza mascherina, senza parlare di quello che è accaduto per la festa della Lazio. Come possiamo fidarci delle rassicurazioni?».
 

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