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I ristoratori si sono stancati

Damiana Verucci
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Sono stati i primi a scendere in piazza quando ancora il premier Conte non aveva iniziato la conferenza stampa per annunciare una nuova stretta del Governo che in particolare colpisce proprio loro. Per ristoranti, bar, gelaterie, pasticcerie e migliaia di attività di somministrazione, le misure annunciate costeranno altri 2,7 miliardi di euro alle imprese di ristorazione, secondo la Fipe-Confcommercio. Da qui la protesta lanciata dal movimento M.I.O. che ha richiamato in piazza Montecitorio decine di imprenditori “armati” di fischietti e in qualche caso manifesti di protesta.

“Resteremo qui ad oltranza, lo Stato deve risarcirci subito”, è il grido quasi unanime della folla. Tutti distanziati, in realtà, e muniti di mascherina, hanno seguito in diretta con i loro cellulari la conferenza di Conte e nel pomeriggio sono stati ricevuti dal premier che, fa sapere Paolo Bianchini, presidente del Movimento, “ci ha assicurato ci saranno ingenti misure di sostegno, non meglio definiti miliardi di euro a fondo perduto erogati entro la metà di novembre direttamente sui conti correnti degli imprenditori tramite l'Agenzia delle Entrate”. Detto ciò, memori di quanto già accaduto con il precedente lockdown, “aspettiamo di leggere nero su bianco”. Durante l'incontro sarebbe stato ribadito da parte del governo anche l'impegno ad intervenire nuovamente sugli affitti, e sulla proroga della Cassa Integrazione. “Il premier ci ha detto che ci incontrerà nuovamente i primi di dicembre per verificare lo stato dell'arte del nostro comparto”.

 

 

Presente alla manifestazione anche Fabio Mina, presidente della Lupe. “Alle nostre imprese serve liquidità immediata, non chiacchiere, molti di noi falliranno senza aiuti e tanti sono già oggi in enorme difficoltà, come faranno ad arrivare alla fine dell'anno?”. La Cgia di Mestre ha calcolato che solo nei primi sei mesi del 2020 le imprese sono calate di 4.446 unità. Quello che continuano a ripetere gli esercenti che ieri sono scesi in piazza è il problema di non avere alcuna prospettiva futura, che per un imprenditore è invece fondamentale. Insieme al fatto che “ci hanno chiesto di investire in una serie di restrizioni che si sono rilevate inutili, come quella del divieto di asporto, della consumazione solo al tavolo e non al banco dopo le 18”. “Cosa dovremo fare? - si chiedono in tanti – chiedere agli italiani di anticipare l'aperitivo alle 3 di pomeriggio e la cena alle 17?”. Insieme alle imprese della ristorazione, che chiamano a loro peraltro un indotto enorme, scenderanno in piazza domani anche quelle dello sport. Alle 10 si sono dati appuntamento a Montecitorio titolari di palestre, centri e circoli sportivi, personal trainer. Il coro è unanime: ci hanno fatto spendere soldi per app, distanziamenti, igienizzanti, e ogni forma di precauzione necessaria per prevenire il covid e ora ci chiudono? Pronto a farsi sentire anche il mondo delle fiere che chiede un intervento economico urgente a fondo perduto per salvare il salvabile. 

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