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Due prof su tre senza test per il Covid. La scuola nel Lazio riparte così

Benedetto Antonelli
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 I test per scoprire se gli insegnanti delle scuole del Lazio sono positivi al Covid sono in grande ritardo. Motivo per cui i controlli proseguiranno per tutto il mese. Con l'effetto paradossale che domani gli studenti torneranno in classe senza sapere se i propri professori sono stati contagiati o meno. Ad ammetterlo è lo stesso assessore regionale alla Sanità Alessio D'Amato. Il braccio destro del governatore Nicola Zingaretti lo dice come se fosse una cosa del tutto naturale in un'intervista a la Repubblica. Prima assicura che non c'è «alcun ritardo». Poi, però, aggiunge: «Le convocazioni sono partite il 20 agosto. Abbiamo raccomandato a tutti di presentarsi per il sierologico, ma molti all'inizio erano in ferie e hanno preferito farlo successivamente. Proseguiremo per tutto settembre, vogliamo arrivare a quota centomila».

 

Ovviamente, bisogna ricordare che il test volontario, quindi la Regione non può obbligare i docenti e il personale che lavora nelle scuole a sottoporsi al sierologico. Ciò che colpisce, però, è che la macchina dei controlli non è riuscita a completare lo screening en tro la data di inizio dell'anno scolastico. I genitori sono costretti a mandare i propri figli a scuola senza un minimo di certezze. Come detto, D'Amato si pone l'obiettivo di arrivare a centomila controlli entro la fine del mese. Un traguardo ragguardevole che contrasta con la situazione attuale. Fino a tre giorni fa, infatti, nel Lazio erano stati eseguiti solo 36.804 test. Questa la ripartizione su base regionale fornita sempre da D'Amato: 14.636 nella Capitale, 9.732 nella provincia di Roma, 2.368 nella provincia di Viterbo, 2.445 nella provincia di Latina, 1.727 nella provincia di Rieti e 5.896 nella provincia di Frosinone.

 

D'Amato parla di centomila test, ma l'obiettivo messo nero su bianco dal suo stesso assessorato è di arrivare a 120mila. Significa che ad oggi neanche un operatore della scuola su tre ha "certificato" il proprio stato di salute. Lo stato dell'arte nel Lazio contrasta con ciò che è stato fatto nel resto del Paese. Se nella regione guidata da Zingaretti, alla data del 10 settembre, erano stati fatti 36mi1a test, nel resto d'Italia erano già mezzo milione. A fornire i dati è stato il commissario Domenico Arcuri: «Sono oltre 500mi1a i test sierologici effettuati dal personale scolastico su 970mi1a docenti e non, pari a oltre il 50% del totale, escluso il Lazio che ha eseguito i test in autonomia. Il 2,6% è risultato positivo. Vuole dire che fino a 13mila potenziali contagiati non rientreranno nelle scuole, non produrranno focolai e non faranno circolare il virus». Il caos sui test sierologici solo uno dei tanti problemi che affliggono la scuola. Fatto sta che molti sindaci hanno deciso di rinviare il rientro in classe. «Circa la metà dei comuni del Lazio ha optato per lo spostamento dell'inizio delle lezioni a dopo il referendum - dice il consigliere regionale di Fratelli d'Italia Antonello Aurigemma - Nella nostra regione ci troviamo di fronte ad un'anomala situazione, poiché ci sono scuole che apriranno il 14, altre il 21 e altre ancora il 24. Dunque, tre date differenti: unica in Italia e penso non solo in Italia. Il silenzio di Zingaretti è molto grave».
 

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