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Omicidio Luca Sacchi, Del Grosso: "Non volevo ucciderlo". E il padre ignora Anastasya

Luca Sacchi e Anastasyia

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«Non volevo sparare e non volevo uccidere Luca». Lo ha detto Valerio Del Grosso, accusato in concorso con Paolo Pirino dell’omicidio di Luca Sacchi, avvenuto il 23 ottobre scorso a Roma testa davanti a un pub nella zona di Colli Albani.

«Dopo quanto accaduto non volevo scappare - ha detto rendendo dichiarazioni spontanee al processo che si sta svolgendo a porte chiuse davanti alla Prima corte d’Assise - Sono andato a dormire nell’hotel dove andavo qualche volta quando volevo stare da solo». «Non ho preso soldi, nello zaino non c’erano soldi» ha concluso facendo riferimento alla vicenda della trattativa per l’acquisto di droga.

Il punto sostanziale dell’udienza di oggi del processo in corte d’assise a Roma  è stata la confessione del principale imputato: Valerio Del Grosso. Lo spacciatore ha ammesso di aver sparato al personal trainer un colpo di pistola alla nuca che è stato fatale. Del Grosso ha spiegato anche che non voleva la morte di Sacchi e ha chiesto scusa ai familiari del ragazzo.

Alfonso Sacchi, padre della vittima, uscendo dall’aula ha commentato la confessione dell’imputato: «Lui ce l’ha un figlio da abbracciare». L’udienza è scivolata via con le deposizioni dei testimoni che quella sera erano davanti al pub tra cui gli amici del fratello minore di Luca. «Del Grosso ha anche detto che non voleva scappare; di aver preso lo zaino da Anastasya ma che all’interno non vi erano soldi», ha sottolineato Giuseppe Cencioni, legale di Anastasya Kylemnyk, fidanzata di Luca Sacchi e che nel processo indossa la duplice veste di imputata per la violazione della legge sullo stupefacente e di parte lesa per l’aggressione subita quella sera.

La ragazza sostiene la sua innocenza ed estraneità ai fatti ma i rapporti con la famiglia Sacchi si sono deteriorati, dopo che per oltre 4 anni la giovane ha vissuto in casa con Luca Sacchi e la sua famiglia. Oggi quando Anastasya Kylemnyk e il padre di Luca Sacchi si sono incrociati all’ingresso dell’aula di tribunale sembravano perfetti estranei.

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