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La logica capovolta dei Casamonica: "Noi proteggemo Roma"

“Noi proteggemo Roma”. È un’ottica completamente distorta quella dei Casamonica. Accusati di associazione mafiosa finalizzata a commettere una serie di reati odiosi come l’usura e l’estorsione, i membri di questa grande famiglia sinti si sono ritagliati negli ultimi 20 anni un ruolo di spicco nel panorama criminale romano. In alcuni casi, i debiti delle loro vittime si sono tramandati di padre in figlio, stabilendo un legame a vita con gli usurati. Il senso di appartenenza a un'organizzazione di stampo mafioso, equiparabile alle consorterie “tradizionali” (camorra o ‘ndrangheta) e l'esistenza del vincolo associativo vengono ribaditi in modo esplicito nel corso di un’intercettazione agli atti dell'inchiesta. Guido Casamonica, figlio di Ferruccio si lamenta dei provvedimenti giudiziari emessi nei confronti di altri membri del clan (residenti a Porta Furba), arrestati tra luglio 2018 e maggio 2019 nell'ambito delle indagini "Gramigna" e "Gramigna bis"). Guido sostiene, in modo assurdo, che l’annientamento del loro sodalizio sarebbe finalizzato a favorire altre organizzazioni: “Devono far entrare… organizzazioni forti a Roma, ecco perché ce vonno distrugge a noi!! La camorra e la ‘ndrangheta (…) perché i Casamonica proteggono Roma. Invece hanno stufato… I napoletani vonno entrà, la camorra vo’ entrà a Roma e i calabresi vonno entrà a Roma. Je dà fastidio perché noi proteggemo Roma”.

Significativa è la conversazione in cui Daniele Pace (uno dei 15 del clan Cassamonica finiti in carcere), rispondendo al suo interlocutore sull’importanza dell’organizzazione alla quale appartiene, ammette esplicitamente: “A Roma? La prima!”, Per poi confermare l’assenza di una struttura verticistica: “Ma non c'hanno una piramide loro”. Hanno un sistema complesso costituito da più nuclei familiari, collegati tra loro in maniera orizzontale, dediti a numerose attività criminali, i quali, pur essendo autonomi, sono sempre pronti a unirsi qualora vi sia necessità di far fronte a pericoli o minacce provenienti dall’esterno.

L’inchiesta giudiziaria che oggi ha portato all’arresto di 20 persone, con l’accusa di far parte del clan mafioso dei Casamonica con quartier generale alla Romanina, ha comprovato la loro rilevante disponibilità di denaro, quale provento delle attività illecite e una maggiore cautela adottata negli ultimi anni, che ha indotto a preferire investimenti non tracciabili, come acquisti di auto, abbigliamento e accessori di lusso, tutti rigorosamente pagati in contanti o utilizzando prestanome di assoluta fiducia. Nel motivare le esigenze cautelari, il giudice delle indagini preliminari, Zsuzsa Mendola, fa anche un riferimento all'attuale emergenza sanitaria determinata dalla diffusione del Covid-19: "La grave situazione di congiuntura economica e sociale, che sta permeando l’intero territorio nazionale, certamente rende più vulnerabili i cittadini e costituisce terreno fertile per il rafforzamento del potere criminale e intimidatorio, che il clan Casamonica ha già ampiamente dimostrato di possedere sulla città di Roma, e per la sua ulteriore estensione e diffusione".

Il sequestro di beni per 20 milioni di euro, eseguito oggi dagli agenti della Divisione Anticrimine su richiesta del questore di Roma Carmine Esposito e del procuratore capo della Repubblica Michele Prestipino, comprende 7 unità immobiliari a Roma, tra cui le ville di via Flavia Demetria 90 e via Roccabernarda 8, il villino di via Lunano 25 e altri siti a Monterosi (VT) e San Cesareo (RM). Quote di 6 società, tra cui la Gg.aa.ss., tramite la quale Guerrino e Sonia Casamonica gestivano in modo occulto l’esercizio commerciale denominato «Degustazione 14» in via G. Volpe 24-26, nel quartiere romano di Tor Vergata, e quote della Lma, fittiziamente intestate a Griselda Filipi, società tramite la quale Cristian Casamonica gestiva in modo occulto l’impianto di distribuzione carburanti e l’esercizio commerciale denominato «Leon Bar», entrambi ubicati a San Cesareo in via di Gallicano 34. Circa 140 i rapporti finanziari stipulati con vari istituti di credito.

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