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Lucha y Siesta, la Regione Lazio diserta l'asta e la vicenda si fa imbarazzante

Fernando M. Magliaro
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Rischia di riaccendersi la polemica fra il Campidoglio e la Regione Lazio più quella, mai sopita, fra il centrodestra e il centrosinistra regionali.
Il tutto, sulla pelle delle donne. Oggi è andata deserta la gara per la vendita dell’edificio di proprietà Atac dove ha sede l’associazione Lucha Y Siesta che ha occupato lo stabile di via Lucio Sestio per farne un centro di accoglienza e assistenza a donne vittime di violenza.

Lo stabile rientra in quelli che Atac deve vendere per ripianare i debiti e onorare il concordato preventivo con l’ovvia conseguenza dello sfratto della Casa. Negli scorsi mesi - per coincidenza a ridosso delle elezioni suppletive per la Camera che hanno visto trionfare l’attuale ministro dell’Economia, il Pd Roberto Gualtieri - la Regione Lazio si era pubblicamente impegnata ad partecipare alla gara per l’acquisto. Erano i giorni in cui il Pd e il centrosinistra ha provato prima a far passare uno stanziamento nella legge di bilancio a favore dell’altra Casa delle Donne, quella Internazionale alla Lungara. Poi, fallito il tentativo, ci ha riprovato con fondi regionali e con una doppia “cantonata” social: prima Zingaretti su twitter annuncia lo stanziamento, poi se lo rimangia. Il giorno dopo, stesso clichè da parte della segreteria e regionale del Pd. In entrambi i casi, colpa di qualche eccessivamente zelante social media manager.

Fatto sta che all’epoca il centrodestra insorse contro questi stanziamenti, considerati un foraggiamento elettorale. E i 5Stelle si attaccarono frontalmente col Pd, in una riedizione dei memorabili scontri Raggi-Zingaretti sui rifiuti e lo Stadio della Roma. Ora, il conflitto mediatico si riaccende: la Regione non presenta l’offerta per l’immobile di Lucha Y Siesta e i 5Stelle e il centrodestra attaccano entrambi la Regione.

CAMPIDOGLIO: “DIFFERENZA FRA ‘ANNUNCITE’ E POLITICA”
Esordisce l’assessore ai Servizi sociali del Campidoglio, Veronica Mammì, che parla di “differenza tra 'annuncite' e politica”. E aggiunge: “ricordo bene i rappresentanti regionali tesi nello sforzo eroico di sbracciarsi, per annunciare che avrebbe partecipato all'asta per 'salvare' l'immobile… prenderlo, con tutte le donne dentro… vincere l'asta sembrava praticamente cosa fatta… e invece, all'asta non si sono proprio presentati. In quelle stesse settimane di annunci, il Comune 'cattivo' lavorava, concretamente, per dare delle alternative abitative alle donne e ai loro bambini, prima che l'immobile fosse venduto all'asta".

Le fa eco il capogruppo grillino in Consiglio comunale, Giuliano Pacetti: “Dov’è finita la Regione Lazio? La differenza tra Regione e Comune è tutta qui: noi non prendiamo impegni che sappiamo di non poter mantenere. Noi non prendiamo in giro nessuno. Dalla Regione Lazio invece sono arrivate solo parole mentre il Comune di Roma ha messo in sicurezza le donne vittime di violenza”.

FRATELLI D’ITALIA: NUOVA PUNTATA SCONTRI RAGGI-ZINGARETTI
Da Fratelli d’Italia, vanno all’attacco il deputato Federico Mollicone, e la consigliera regionale Chiara Colosimo: “La politica degli annunci e degli scontri della coppia Zingaretti-Raggi si arricchisce di una nuova puntata. Oggi il Comune fa sapere che l'asta per l'immobile  è andata deserta e la Regione stessa non vi ha preso parte. Insomma una vicenda imbarazzante dai contorni oscuri e della quale a pagarne le conseguenze sono donne già segnate da storie di soprusi e violenze”.

L’EFFETTO SU ATAC DELLA MANCATA ASTA
C’è poi un altro risvolto: la gara deserta significa che ancora una volta Atac rimane senza uno dei pilastri del concordato preventivo. Una delle basi del Concordato è il ripianamento dei debiti attraverso la vendita del patrimonio immobiliare da cui l’azienda si aspetta di incassare almeno 92 milioni di euro.
Già nella giornata di oggi i funzionari Atac,m ascoltati in Commissione Mobilità, hanno preannunciato lo slittamento almeno al 2023 del pagamento dei creditori chirografari (quelli non privilegiati, ndr) e la necessità non solo di rivedere il Contratto di Servizio con il Comune (che Atac non onora da anni nonostante la propaganda aziendale e grillina) ma anche di ridiscutere il biglietto integrato a tempo e di avere almeno 150 milioni dallo Stato per attappare la falla causata dal Covid. Pena il fallimento.
La mancata vendita dello stabile di via Lucio Sestio è un altro macigno sulla strada della sopravvivenza di Atac. 
 

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