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Gaia e Camilla, scatta la guerra delle perizie

Il 2 gennaio fissato l'interrogatorio di Pietro Genovese alla guida del suv che ha travolto e ucciso Gaia e Camilla. Accusa e difesa hanno nominato i rispettivi periti

Andrea Ossino e Augusto Parboni
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Le indagini vanno avanti. La battaglia tra periti è alle porte. Trascorsa una settimana da quando Pietro Genovese ha investito e ucciso Camilla Romagnoli e Gaia Von Freymann, la Procura di Roma ha disposto una consulenza per chiarire la dinamica dell'incidente avvenuto sabato scorso a due passi da Ponte Milvio, nel cuore della movida di Roma Nord, dove via Flaminia incontra Corso Francia. I magistrati inoltre hanno convocato il ragazzo: il prossimo 2 gennaio dovrà sottoporsi all'interrogatorio di garanzia. Per approfondire leggi anche: L'addio a Gaia e Camilla Anche i legali che rappresentano le due famiglie (gli avvocati Andrea Cavallo, Giovanni Maria Giaquinto, Cesare Piraino e Giulia Bongiorno) iniziano ad affilare le armi, contattando consulenti e periti a cui toccherà il compito di verificare le cause che hanno portato alla morte le due studentesse del liceo Gaetano De Sanctis. I pubblici ministeri, le parti civili e anche i legali che dovranno difendere il figlio ventenne del regista Paolo Genovese: tutti adesso dovranno rivolgersi agli esperti. Tecnici diversi che saranno nominati anche dall'assicurazione del ragazzo. Perché accertare le cause della morte delle due sedicenni non servirà solo a determinare l'eventuale pena nei confronti di Pietro Genovese, adesso agli arresti domiciliari con l'accusa di duplice omicidio colposo. Ogni sfumatura di quella tragica notte verrà analizzata anche per quantificare i futuri risarcimenti e per stabilire se saranno le assicurazioni a dover rispondere economicamente del comportamento alla guida del cliente che ha stipulato la polizza. Per approfondire leggi anche: Bare bianche, folla di amici e dolore, l'ultimo saluto a Gaia e Camilla Gli accertamenti dei periti saranno numerosi. Il primo, forse il più importante, è un esame di «secondo livello» sui cannabinoidi e la cocaina già rinvenuti nel sangue dell'indagato. È certo infatti che il ragazzo stesse guidando con un tasso alcolemico di 1,4 per litro, tre volte maggiore della soglia consentita dalla legge. Ma occorre ancora sapere se le droghe riscontrate dai medici nel corpo di Pietro Genovese, sia stata consumata dal ragazzo la sera stessa dell'incidente. In altre parole, bisogna sapere se il giovane ha guidato sotto l'effetto di sostanze stupefacenti. Un elemento che potrebbe portare la Procura a contestare altri reati che aggraverebbero la posizione dell'indagato. Per approfondire leggi anche: Pietro Genovese arrestato per omicidio stradale Un'analisi fondamentale riguarda la Renault Kaleos che ha travolto le due sedicenni. Esaminando le ammaccature sul cofano della macchina e intrecciando i risultati del medico legale, si potrà sapere esattamente la velocità a cui viaggiava il suv grigio guidato da Genovese. E poi ci sono le consulenze di routine che riguardano la dinamica dell'incidente e le condizioni del manto stradale. Tutti approfondimenti attorno ai quali ruoterà la battaglia dei periti, ma che non potranno mai colmare il vuoto lasciato da Gaia e Camilla.

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