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Luca Sacchi tradito dall'amico Princi: tre in cella per il delitto

Nuovi arresti per il delitto di Luca Sacchi: in cella l'amico della vittima , Giovanni Princi. Arrestati anche Armando e Marcello De Propris

Andrea Ossino
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L'omicidio era stato risolto in 48 ore. E ieri carabinieri e poliziotti hanno chiarito anche le dinamiche relative a quella compravendita di droga sfociata nella rapina del 23 ottobre in cui Valerio Del Grosso e Paolo Pirino, a pochi passi dal pub John Cabot, alle spalle del Parco della Caffarella, hanno ucciso Luca Sacchi, personal trainer di 24 anni, con un colpo sparato da un revolver calibro 38. Per approfondire leggi anche: ANASTASIA NON HA DETTO LA VERITÀ Il registro degli indagati si arricchisce con nuovi protagonisti. C'è la fidanzata della vittima, Anastasiya Kylemnyk, sottoposta all'obbligo di firma perché accusata di detenzione di droga ai fini di spaccio. Avrebbe custodito 70 mila euro necessarie all'acquisto della droga. Una somma che ha ingolosito Valerio Del Grosso e Paolo Pirino: «Avrebbero dovuto consegnare 15 chil di marijuana forniti da Marcello De Propris al gruppo di amici» di Luca Sacchi «tra cui Giovanni Princi (in carcere per gli stessi reati contestati ad Anastasiya, ndr), mediatore dell'acquisto e già introdotto nel mondo della droga». Del Grosso, Pirino e De Propris sono in cella perché accusati di spaccio, concorso in omicidio e detenzione di armi. De Propris infatti avrebbe dato a Del Grosso il revolver calibro 38 con cui Luca è stato ucciso. Anche il padre, il pregiudicato Armando De Propris, è in carcere: durante le perquisizioni è stato beccato con un chilo di hashish. Dopo oltre un mese dall'omicidio le carte rivelano l'esatta dinamica dei fatti. «L'accordo per la cessione era stato raggiunto da Valerio Del Grosso e Alessandro Princi», il compagno di liceo di Luca Sacchi che avrebbe coinvolto Anastasiya. Quella sera «Del Grosso aveva inviato in avanscoperta» due amici, Rispoli e Piromalli. Sono stati pagati per verificare se gli acquirenti avessero il denaro necessario all'acquisto. Sono loro a confermare che nello zaino della ragazza c'erano mazzette da 20 e 50 euro. Poco prima delle 21,30 tutto è pronto per la compravendita. Del Grosso si allontana per prendere la droga, ma cambia idea: vuole rapinare gli acquirenti. Un'indagine parallela, «Coca express», che ieri ha portato al fermo di 4 persone (tra cui i due De Propris), ha infatti permesso agli inquirenti di ascoltare ogni cosa. Anche le conversazioni tra Del Grosso e Marcello De Propris, avvenute proprio a ridosso dell'omicidio. Parlavano di 15 e 70: rispettivamente i chili di «erba» e il prezzo pattuito. Per approfondire leggi anche: LA SVOLTA NELLE INDAGINI: ANASTASIA INDAGATA PER DROGA Alle 21,30 Del Grosso dice a De Propris: «Sentime, a parte i scherzi, sto con un amico mio che conosci, bello fulminato! Ma se io invece vengo a prendeme quella cosa che mi hai detto ieri e glieli levo tutti e settanta?». De Propris arma Del Grosso che ritorna con Pirino nei pressi del pub. Alle 22,48 richiama il suo fornitore: «È un po' ambigua la situazione, lo sai? Non poi capì Marcè quanti so… me sta a partì la brocca proprio de brutto…». «Te stai a caga sotto», risponde De Propris. «Io invece voglio fa un casino», risponde Del Grosso. «Un casino» è un eufemismo: uccide Luca Sacchi, poi scappa e si nasconde. Tutti sono arrabbiati con Del Grosso: «Mongoloide portame a tuta», gli dice Marcello De Propris riferendosi all'arma. Marcello riferisce all'amico anche le parole del padre, che avrebbe detto «che sei un coglione, non ti si può dare niente in mano». Gli amici di Del Grosso, in lacrime, hanno invece esclamato: «Fai schifo». Del Grosso è pressato, stanco e vuota il sacco con il suo datore di lavoro: «Ho fatto una cazzata, ti devo parlare. Ieri sera verso le 23 ho sparato a una persona dalle parti di via Latina… stavamo facendo uno scambio di marijuana di 15 chili in cambio 70 mila euro, poi qualcosa è andato storto ed è iniziata la colluttazione prima con la ragazza presente e poi con gli altri, poi ho notato uno dei presenti mettere la mano nei pantaloni come per estrarre un'arma quindi, visto che anche io avevo con me una pistola, l'ho estratta e ho sparato nella sua direzione. Ti giuro che non volevo colpirlo. Poi ho preso da terra lo zaino contenente il denaro e insieme a Paolo siamo scappati. Scappo in Brasile, tanto abbiamo 70 mila euro». L'epilogo è decisamente diverso: è in carcere.

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