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Inchiesta sui lavori fantasma al Policlinico Umberto I

Augusto Parboni
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La procura ha aperto un'altra inchiesta sul Policlinico Umberto I. Stavolta si tratta della gestione di milioni di euro che per 23 anni l'ospedale ha preso e non avrebbe utilizzato come previsto. Nel mirino della magistratura c'è infatti un «reparto fantasma», quello per adulti che doveva essere destinato al malati di fibrosi cistica. Ma, ad oggi, non c'è traccia di questo reparto che doveva nascere all'interno della struttura sanitaria. Dal 1994 fino al 2016 lo Stato italiano ha girato ogni anno alla Regione Lazio 490mila euro, (con la lira circa un miliardo) e a sua volta all'Umberto I proprio con lo scopo di creare il reparto tanto atteso da centinaia e centinaia di malati soltanto nel Lazio. Come sono stati usati quindi tutti questi milioni di euro in oltre due decenni? Per rispondere a questa domanda, gli inquirenti romani hanno delegato le indagini alla Guardia di Finanza, con il compito di ricostruire tutti i movimenti di denaro effettuati nel tempo dal Policlinico Umberto I. Uno dei primi passi degli investigatori, è stato quello di ascoltare come persona informata sui fatti il direttore sanitario della struttura sanitari, Ferdinando Romano. L'alto dirigente, infatti, è stato sentito lo scorso 19 novembre. In quell'occasione le Fiamme Gialle hanno acquisito anche una serie di documentazione, fornita dallo stesso manager, per tentare di ricostruire, appunto, come siano stati spesi i milioni di euro che ogni anno sono entrati nelle casse dell'Umberto I. Lo scorso giugno, inoltre, il consigliere regionale di Fratelli d'Italia, Chiara Colosimo, aveva presentato un dettagliato question time in Consiglio regionale prorpio su questo argomento. «Con i soldi sin qui messi a disposizione - aveva dichiarato prima dell'estate il consigliere - ci si poteva costruire non un singolo reparto, ma una vera e propria clinica». Nel Lazio, ad esempio, ci sono circa 600 malati di fibrosi cistica, pari al 10 per cento dei malati in Italia. Ad oggi, in base ai dati forniti dalla Lifc, Lega italiana fibrosi cistica, la vita media è salita, per chi soffre di questa malattia, fino a 40 anni: pochi, ancora, i casi di persone che sono vissute fino ai 60 anni. I malati, quindi, in questi anni hanno dovuto continuare a rivolgersi al pediatra invece di avere a disposizione un vero e proprio reparto specialistico.

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