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Desirée Mariottini, in quattro a processo per violenza e omicidio

La 16enne trovata morta in uno stabile abbandonato a San Lorenzo il 19 ottobre del 2018

Andrea Ossino
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Tutti alla sbarra. Trascorsi 366 giorni dalla morte di Desirée Mariottini i quattro imputati sono finiti a processo per aver violentato e ucciso la sedicenne di Cisterna di Latina. Alinno Chima, Mamadou Gara, Yussef Salia e Brian Minthe sono stati rinviati a giudizio, a seconda delle posizioni processuali, perché accusati di violenza sessuale di gruppo, omicidio e cessione di sostanze stupefacenti a una minorenne. In un palazzo abbandonato, nel cuore del quartiere San Lorenzo, il 19 ottobre scorso il corpo della ragazzina era stato trovato su uno squallido materasso gettato per terra. Desirèe era stata lasciata morire tra cicche di sigarette, cucchiai sporchi e cumuli di  spazzatura. Le è stata venduta droga, è stata violentata e nessuno ha chiesto aiuto vedendo una ragazzina priva di sensi, abusata da quattro uomini più grandi di lei. È questa la tesi con cui l'accusa ha chiesto e ottenuto il processo nei confronti degli imputati. Quella notte, in via dei Lucani, hanno lasciato che Desirèe morisse, sostengono i pm. Drogata, semi incosciente, violentata più volte: il suo cuore si era fermato. “Insufficienza cardiorespiratoria” dovuta a un mix di droghe, avrebbero successivamente rilevato i medici, gli stessi che tra lividi, graffi e segni di una vita troppo travagliata, hanno trovato sul corpo della vittima alcune tracce di Dna. Dopo circa cinque mesi da quando la sedicenne di Cisterna di Latina è stata trovata morta in quello stabile degradato e dimenticato dallo Stato, gli esiti delle perizie effettuate su quel materiale genetico sono diventate prove a sostegno della tesi accusatoria della Procura. E poi ci sono le testimonianze, le persone che hanno raccontato cosa sarebbe accaduto quella notte. Tutti elementi che ieri hanno convinto il giudice Clementina Forleo: i quattro imputati, a partire dal prossimo 4 , dovranno accomodarsi sul banco degli imputati, nell'aula bunker del carcere di Rebibbia, davanti i giudici della Corte d'assise.

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