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"Diabolik conosceva il suo killer". Si indaga sui clan

Ascoltato a lungo il cubano che era con Piscitelli in via Lemonia

Davide Di Santo
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Omicidio volontario aggravato dal metodo mafioso. A questa ipotesi lavorano gli inquirenti in relazione all'omicidio di Fabrizio Piscitelli, storico capo ultras della Lazio noto come Diabolik, colpito ieri sera alle spalle a distanza ravvicinata nel parco degli Acquedotti a Roma. Il fascicolo sulla morte di Piscitelli è affidato ai magistrati della Direzione distrettuale antimafia, coordinata dal procuratore facente funzioni Michele Prestipino.  Un'esecuzione in piena regola che fa pensare che l'uomo, seduto su una panchina, fosse in attesa di qualcuno che gli aveva dato appuntamento. Piscitelli, trapela dalle indagini, era tranquillo al parco e senza la solita "scorta" di amici albanesi al seguito. Segnale che si fidava della persona che avrebbe dovuto incontrare. Lo conosceva, secondo gli inquirenti che hanno passato al setaccio il cellulare della vittima. Al momento in Procura non si esclude alcuna pista ma resta privilegiata quella della criminalità organizzata, ovvero clan mafiosi non solo italiani. Intanto è stato ascoltato a lungo dagli inquirenti il cubano che faceva da autista a Diabolik, seduto anch'egli sulla panchina del parco degli Acquedotti teatro dell'agguato.  L'autopsia sul corpo dello storico capo degli Irriducibili sarà effettuato oggi all'istituto di medicina legale del policlinico Tor Vergata.

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