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Le bestie provano pure a giustificarsi: "Ci siamo sbagliati"

Hanno ucciso il militare sotto effetto di droga e psicofarmaci. "Non so l'italiano, l'ho preso per un pusher"

Valeria Di Corrado
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Era sotto effetto di un mix psicofarmaci e alcolici, e ha confuso un carabiniere per uno spacciatore. «L'ho aggredito con il coltello perché pensavo fosse un pusher». Questa la difesa che ha addotto il 20enne statunitense Elder Finnegan Lee, davanti ai pm romani, per giustificare l'atroce assassinio del vice brigadiere Mario Cerciello Rega. Durante l'interrogatorio di venerdì, il giovane di San Francisco ha specificato che ha tirato fuori l'arma (che aveva portato insieme al suo amico dall'albergo in cui alloggiavano) perché pensava di essere in pericolo. Credeva che all'appuntamento avrebbero trovato l'uomo che aveva venduto loro aspirina, spacciandola per cocaina. Ossia l'italiano Sergio Brugiatelli, al quale poi avevano rubato lo zainetto. Quando ha visto avvicinarsi a lui e al suo amico Christian Gabriel Natale Hjort due uomini diversi (ossia i due militari in borghese), ha pensato fossero amici pusher di Brugiatelli. «Non ho mai visto un uomo delle forze dell'ordine senza divisa», ha precisato Elder, il ragazzo con i capelli mesciati di viola, le unghie smaltate di nero e i tatuaggi sulle braccia. A suo dire il vice brigadiere Cerciello Rega non si sarebbe qualificato come carabiniere, né gli avrebbe mostrato il distintivo. Versione che viene smentita dal collega della vittima, Andrea Varriale, che ha riferito invece di essersi qualificato come militare. I due ragazzi americani hanno ammesso di aver bevuto alcolici quella sera. In particolare, quello che ha accoltellato il vice brigadiere, ha ammesso di far uso di psicofarmaci. In effetti gli investigatori del nucleo operativo di via In Selci hanno trovato nella loro stanza dell'hotel Meridien (a Prati) una confezione di Xanax. Era sotto le lenzuola del letto dove i due turisti dormivano. La si intravede anche da una foto scattata nel momento in cui i carabinieri hanno sopreso i giovani americani appena svegli, la mattina di venerdì, a poche ore dall'uccisione de loro collega. A proposito di foto, è giallo su quella scattata a uno dei due indagati, durante l'interrogatorio in caserma. Probabilmente si tratta di Natale Hjorth, ritratto seduto su una sedia, davanti a una scrivania, con una benda agli occhi e le mani legate da un laccio dietro la schiena. La fotografia, di cui non si conosce l'autenticità e la provenienza, avrebbe fatto scattare accertamenti da parte dell'Arma dei carabinieri che, qualora l'immagine dovesse risultare vera, è pronta a prendere provvedimenti nei confronti di chi ha bendato il ragazzo. La rabbia intanto è esplosa nelle chat dei carabinieri e in ambienti vicini all'Arma indignati per questa ennesima speculazione e per gli attacchi all'Istituzione militare, «con un morto ancora da piangere e da seppellire», commenta affranto un maresciallo di lungo corso. Una foto, se confermata, destinata ad alimentare nuove polemiche dopo quelle indegne di queste ultime ore fra chi chiede misure più energiche sulla sicurezza e chi rilancia parlando di fake news sulla pista iniziale dei maghrebini. Il Comando generale dell'Arma dei carabinieri «prende fermamente le distanze dallo scatto e dalla divulgazione di foto di persone ristrette per l'omicidio del vice brigadiere Mario Cerciello Rega». Mentre il comando provinciale di Roma «sta svolgendo con la massima tempestività accertamenti diretti a individuare i responsabili». Intanto ieri il gip ha convalidato il fermo dei due americani. Restano in carcere.

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