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Promesse da grillino: "Non la salviamo"

La sindaca Raggi e il ministro Di Maio

I 5 stelle danno la linea: "Se arriva la condanna si torna al voto"

Susanna Novelli
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È il giorno più lungo e non solo per la Capitale d'Italia. La sentenza Raggi, attesa per il pomeriggio di oggi è destinata infatti a condizionare il prossimo futuro politico e amministrativo soprattutto del MoVimento 5 Stelle. Già quel MoVimento che ha già forzato la sua etica nel cambiare quel codice «tanto amato» proprio a favore del sindaco capitolino ma che, fonti interne riferiscono, «non ha più alcuna intenzione di tendere una mano a Virginia».  Nessuna «ciambella» di salvataggio stavolta. Nonostante «gossip» soprattutto capitolini ipotizzavano scenari davvero imbarazzanti. Come ad esempio, togliere il simbolo ma non il sostegno a Virginia Raggi. Una strada che porterebbe il partito di Grillo dritto dritto nel baratro con ripercussioni importanti, se non devastanti, sul Governo nazionale.  Dunque, qualora il verdetto di oggi per Virginia Raggi dovesse essere la condanna in primo grado, i Cinque Stelle terranno la linea dura: dimissioni subito e, in caso di «resistenza» del sindaco, espulsione immediata.  Da scartare l'ipotesi di una corsa in solitaria della Raggi. Difficile infatti che ottenga una maggioranza in Consiglio, così come in giunta, dove la maggior parte degli assessori «superstiti» ai rimpasti record, è stata indicata direttamente da Milano. Ieri sulla vicenda anche il vicepremier e capo politico del Movimento Luigi Di Maio: «Io non conosco l'esito del processo, ma il nostro codice di comportamento parla chiaro e lo conoscete», ha ammonito. Nel codice etico messo a punto nel gennaio 2017 dall'attuale ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, modificato proprio per l'arrivo dell'avviso di garanzia al sindaco di Roma, e passato alla cronaca come il «salva-Raggi», è prevista l'... SE VUOI CONTINUARE A LEGGERE CLICCA QUI

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