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Desirée, i tre africani interrogati: il gip convalida i fermi

"Uno degli stupratori era il fidanzato"

Valeria Di Corrado e Silvia Mancinelli
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Appena terminati al carcere Regina Coeli gli interrogatori di convalida dei tre africani fermati a Roma tra mercoledì notte e giovedì mattina dagli agenti della Squadra mobile a Roma e ritenuti i presunti assassini di Desirée Mariottini. Il senegalese Gara Mamadou (26 anni) e il nigeriano Alinno Chimasi (43 anni) si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Mentre il secondo senegalese, Brian Minteh, 46 anni, ha deciso di rispondere alle domande del gip Maria Paola Tomaselli del pm Stefano Pizza. Il giudice ha convalidato il fermo e si è riservato sulla misura cautelare da emettere. Minteh, del Senegal, ha voluto dare una sua versione di quanto accaduto in quella terribile notte del 19 ottobre, nello stabile abbandonato di via dei Lucani, e ha negato le accuse: "Io non c'entro nulla - avrebbe detto durante l'interrogatorio -. Non sono stato io, sono stati altri". Minteh avrebbe fornito altri nomi sui quali verranno effettuate le dovute verifiche, mentre gli inquirenti tengono aperta l'indagine nonostante con i quattro fermi eseguiti tra Roma e Foggia siano convinti di aver braccato i responsabili della morte della ragazza. Chima, nigeriano, accusato come gli altri tre fermati di omicidio, stupro e cessione di stupefacenti, non ha riposto alla gip ma, attraverso il suo legale ha fatto sapere: "Non mi sarei mai permesso neanche di toccare Desirée, perché si vedeva che era una bambina". Tutti e tre, insieme al ghanese di 32 anni Yusif Salia, arrestato ieri a Foggia, sono accusati di omicidio volontario, stupro di gruppo, produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti o psicotrope. Reati aggravati dall'aver agito con crudeltà, dal fatto che la vittima fosse minorenne e in condizioni di minorità psico-fisica. Intanto Salia, il quarto straniero arrestato ieri, resta in carcere a Foggia dove era scappato: il suo fermo dovrà essere convalidato nella cittadina pugliese. Salia, senza permesso di soggiorno come gli altri tre, aveva con sé 11 chilogrammi di droga e una pistola giocattolo e nel tentativo di fuggire si era nascosto in una baracca vicino al Centro di accoglienza richiedenti asilo.

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