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IL COPPOLONE (parte seconda)

L'appello ribalta il primo grado e dà a Roma il "metodo mafioso"

Valeria Di Corrado
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Stesso posto, stessi protagonisti, ma con un finale diametralmente opposto. Anche questa volta contrario a ogni pronostico. Con la sentenza pronunciata alle 14 di ieri, nell'aula bunker di Rebibbia, la III sezione della Corte d'appello di Roma ha ribaltato il verdetto emesso un anno fa, nella stessa aula, dalla X sezione del Tribunale. Sulla mafiosità del sodalizio capeggiato dal ras delle cooperative "rosse" Salvatore Buzzi e dall'ex estremista di destra Massimo Carminati, i magistrati sono in disaccordo.  Per i giudici di secondo grado, prima della maxi retata di arresti eseguiti dai carabinieri del Ros a dicembre 2014, nella Capitale operava un'unica associazione di stampo mafioso formata da 18 soggetti, in cui la fama criminale di Carminati veniva sfruttata da Buzzi per intimidire i politici e gli imprenditori avversari. Secondo la tesi del collegio di primo grado, all'epoca presieduto da Rosanna Ianniello, vi erano invece due distinte associazioni, entrambe non mafiose: una coordinata da Carminati, dedita ad usura ed estorsioni, e l'altra messa in piedi insieme a Buzzi, finalizzata a corrompere i politici per ottenere gli appalti. Mafia o non mafia? La risposta definitiva a questo interrogativo amletico, a questo punto, spetta alla Corte di Cassazione, davanti alla quale i legali hanno intenzione di impugnare la sentenza... SE VUOI CONTINUARE A LEGGERE CLICCA QUI

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