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Berdini attacca i Cinque Stelle sullo stadio: "Paurosi e sensibili alle lobby"

Paolo Berdini, ex assessore all'Urbanistica

Alessandro Austini
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Duecento ventidue giorni, tanto è durata la permanenza di Paolo Berdini nella Giunta 5Stelle di Virginia Raggi. Un Berdini che oggi torna ad attaccare la compagine governativa romana pentastellata per le decisioni assunte sul dossier Stadio della Roma, definendo i grillini “paurosi e sensibili alle lobby”. In un'intervista pubblicata nel numero di maggio di Valori, mensile economico e finanziario promosso dalla Fondazione Banca Etica, in cui ripercorre la sua esperienza di governo della capitale d'Italia, Berdini afferma: "Sullo stadio della Roma i 5Stelle e Virginia Raggi hanno fatto un'inversione a U rispetto alle posizioni nettamente contrarie all'opera espresse quando erano all'opposizione e hanno detto ‘sì' a un progetto che soddisfa esclusivamente appetiti privati, in un'area a forte rischio idrogeologico nella quale anche un solo metro  cubo di cemento è un errore". Secondo Berdini, questa vicenda ha dimostrato come ai Cinque Stelle sia "mancata quella indispensabile cultura politica che può permettere di affrontare le sfide più difficili. Sullo stadio si sono spaventati di una eventuale richiesta di risarcimento da parte della Roma". E sottolinea come sia un paradosso aver accettato il progetto stadio dopo aver rifiutato un'opera pubblica come sarebbero state i Giochi olimpici: "Con le Olimpiadi avrebbero potuto dimostrare all'Italia intera come si può trasformare un grande appuntamento segnato spesso da sprechi e scandali in un'opportunità di rilancio della città. Ma non hanno accettato la sfida". Allontanato dal Sindaco dopo una colossale serie di inciampi, l'ultimo dei quali è stata l'intervista a La Stampa in cui Berdini, partito per spedire siluri mediatici alla Raggi, si è ritrovato, come un boomerang, a “prenderlo sui denti”. Sette mesi e 12 giorni esatti: che, se alla storia passeranno, non sarà certo per i grandi successi conseguiti: dalle Torri dell'Eur, allo Stadio della Roma; dalla Città dei Giovani alle caserme di via Guido Reni, non c'è dossier dell'Urbanistica su cui Berdini non abbia messo le mani e non abbia bloccato tutto. Lo Stadio della Roma, poi, quello che dovrebbe sorgere a Tor di Valle, è stato la sua spina nel fianco. Quasi stucchevole ripercorrere le innumerevoli oscillazioni di Berdini su Tor di Valle: contrario per principio alla norma che aveva consentito l'avvio del progetto (la legge 147/2013 sugli stadi), contrario per principio al decisionismo dei privati, alla scelta dell'area, agli interventi identificati come di pubblico interesse dalla Giunta Marino, alle cubature in compensazione, insomma, contrario per principio praticamente a tutto, Berdini in sette mesi di governo ha scritto e fatto approvare dalla Giunta una memoria con un cronoprogramma poi disatteso lasciando, quindi, senza una reale guida politica gli uffici tecnici comunali. Per comprendere l'efficacia delle 31 settimane di governo di Berdini bastano le parole di Michele Civita, assessore regionale all'Urbanistica: il Campidoglio ha redatto “pareri contraddittori, confusi, che non fanno altro che complicare la vita di tutte le amministrazioni, far perdere tempo”. E, ancora oggi, più che un mea culpa, Berdini rispolvera l'armamentario di fake news come quella sul rischio idrogeologico. 

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