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Bimbo rom di cinque mesi muore dopo un malore

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Stavanoportando a termine un controllo nell'accampamento, quando hanno visto un gruppetto di persone che piangevano e si disperavano. Uno di loro aveva un bimbo in braccio. E il piccolo non dava segni di vita. Allora gli agenti sono intervenuti. Hanno cercato di prestare loro i primi soccorsi in attesa che arrivasse l'ambulanza per trasportarlo in ospedale. Ma i loro sforzi si sono rivelati inutili, così come vana è stata la corsa a sirene spiegate al San Camillo. Il bambino, infatti, è morto un'ora dopo il suo arrivo nell'ospedale sulla Gianicolense. È accaduto ieri mattina nel campo nomadi di via Luigi Candoni, alla Magliana. Il piccolo aveva appena cinque mesi, era nato il ventinove luglio, e sembra avesse seri problemi cardiaci. Gli agenti che stavano pattugliando la zona e si preparavano a controllare anche l'accampamento rom sono intervenuti tempestivamente, appena notato il gruppetto che circondava il bimbo. Era nato prematuro e aveva disfunzioni cardiache. I poliziotti si sono subito resi conto che la situazione era gravissima e hanno allertato l'Ares 118, che ha inviato sul posto un'ambulanza. La corsa a sirene spiegate al San Camillo si è conclusa alle 8,15 e tre quarti d'ora più tardi il cuore del piccolino si è fermato per sempre. «È terribile dover commentare la notizia della morte di un bimbo di appena cinque mesi. Quanto accaduto ci colpisce tutti profondamente - ha dichiarato il vicesindaco Sveva Belviso - La morte del piccolo, dovuta a quanto si apprende da cause collegate ad una cardiopatia congenita, è un fatto drammatico che ci riempie di dolore. A nome mio e di tutta l'amministrazione capitolina - conclude Belviso - desidero rivolgere alla famiglia il nostro profondo cordoglio per la tragedia che stanno vivendo». Via Candoni è una stradina chiusa e senza uscita della Magliana che si inoltra in quello che resta dell'agro romano. Il campo nomadi è uno dei più piccoli esistenti in città e fino a qualche tempo fa era molto curato. Il tasso di scolarizzazione è alto e gli occupanti hanno cercato di integrarsi più che in altri casi. Ma vivere in via Candoni non è facile. La città è lontana e nelle baracche fa freddo d'inverno e caldo d'estate.

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