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Ospedali religiosi Stop alle analisi

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Protesta per i tagli in 7 strutture Garantito il pronto soccorso

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Daoggi niente analisi e prestazioni specialistiche a carico del sistema sanitario nazionale. Tutti gli appuntamenti fissati per oggi sono stati rinviati. È una protesta che coinvolge circa 8.500 lavoratori nella strutture della Capitale. Lo "sciopero" di medici e infermieri interessa Fatebenefratelli (Isola Tiberina e Villa San Pietro), Idi, San Carlo di Nancy, Santa Lucia, Vannini e Cristo Re. Riuniti sotto la sigla dell'Aris, l'associazione degli ospedali religiosi, hanno deciso di passare all'azione contro il taglio del 7% dei budget a partire già da quest'anno. «Verranno erogate solo le prestazioni urgenti - spiega il presidente dell'Aris Michele Bellomo - Non possiamo pensare di andare avanti a queste condizioni, stiamo parlando della salute dei cittadini, il governo deve intervenire. Le prestazioni in convenzione non possono essere più garantite a causa dell'esaurimento del budget coperto dagli accordi con la Regione». Insomma, i soldi sono finiti. In pratica si continuerà ad assicurare solo cure al pronto soccorso, rianimazioni, oncologia e visite ed esami materno infantili. Il direttore del Centro per la Pastorale sanitaria del Vicariato di Roma, monsignor Andrea Manto, intervistato dal settimanale "Roma Sette" si è rivolto ai pazienti: «C'è apprensione per la crisi della sanità nel Lazio e siamo vicini ai malati e ai lavoratori. È in gioco la sopravvivenza delle strutture sanitarie. La riduzione dei costi deve andare a colpire gli sprechi e le inefficienze e non mortificare le migliori realtà della sanità della nostra regione». Ma le proteste non finiscono qui. Sono destinate ad aumentare. Martedì prossimo, l'11 dicembre è stata fissata una manifestazione unitaria davanti alla Regione su via Cristoforo Colombo. È stata organizzata dai sindacati e dalle associazioni datoriali. Lo slogan sarà: «Chi taglia, distrugge». Non ci saranno solo gli ospedali religiosi. Il piano allo studio di Bondi, infatti, dovrà essere pronto entro la prossima settimana. Prevede la chiusura del San Filippo Neri, del Forlanini, dell'Eastman e del Nuovo Regina Margherita. L'Oftalmico perderebbe tutti i posti letto e resterebbero solo l'attività ambulatoriale. Il San Giovanni potrebbe essere declassato. Lo Spallanzani sarà «smantellato» e dviso in due parti, una all'Ifo, l'altra al San Camillo. Rischia pure il Cto, con tagli alla forza lavoro. Gianni Nigro, della Fp Cgil di Roma e Lazio, si rivolge direttamente a Bondi: «L'11 dicembre per la prima volta scenderemo in piazza tutti insieme per dire al commissario: "Fermati". Aspettiamo prima l'insediamento della nuova giunta». Il responsabile sanità della Cisl del Lazio, Roberto Chierchia, dipinge lo scenario che si profila all'orizzonte: «Considerando solo in grandi gruppi come il San Raffaele, stimiamo che ci siano 1.500 posti di lavoro a rischio, oltre a già 2.700 persone in cassa integrazione». A proposito di San Raffaele, ieri circa 200 lavoratori della clinica di Cassino hanno bloccato la strada vicina all'isitituto. La protesta è scattata quando la proprietà a comunicato il mancato pagamento degli stipendi per mancanza di soldi. Come se non bastasse, ieri pomeriggio circa cento lavoratori sono saliti sul tetto della sede provinciale della Croce Rossa in via Ramazzini. Sono gli ex dipendenti che già un anno fa avevano protestato e che attendono un bando di assunzione che ancora non è uscito: «Ci hanno lasciato a casa per far lavorare altre persone provenienti da agenzie interinali», accusano. L'occupazione proseguirà ad oltranza. Dar. Mar.

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