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Sulla Portuense tra prostituzione e discariche abusive

Sulla Portuense tra prostitute e calcinacci

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Cristo si è fermato in Via Portuense. Degrado madornale, prostituzione a qualsiasi ora, animali che scorrazzano liberamente lungo le carreggiate, una montagna di rifiuti ingombranti, cartelli stradali non più riconoscibili, scarsa illuminazione, fermate dell'autobus sperdute. E l'elenco non si ferma qui. Un mondo a sé, in diversi tratti, fra favelas improvvisate per cambio d'abito delle facili signorine in strada soprattutto di etnia nigeriana e auto parcheggiate sul ciglio che occupano corsie anguste a doppio senso. L'abbiamo percorsa tutta, da Roma fino a uscire dai confini, oltrepassando Ponte Galeria, arrivando a Fiumicino. Il delirio. Soprattutto all'altezza Tenuta dei Massimi in poi. Per 10 chilometri, la strada non è lateralmente asfaltata e delimitata; guardrail e barriere di protezione inesistenti. Auto e motocicli costeggiano i canneti ad altezza umana e l'erba sbuca dappertutto fino a confondersi con l'asfalto. A sbandare a velocità sostenuta, sul manto stradale pieno di instabilità, è un attimo. Prima di imboccare la direzione parallela a via della Pisana c'è un caseggiato rustico con una micro fattoria su strada. Così, fra cartelloni pubblicitari e vecchie insegne di rifornimenti arrugginite abbandonati al suolo, a prima mattina si incontra anche qualche gallina in strada. Più giù, è impressionante la mole di rifiuti ingombranti. Scarichi del water, sofà, reti e materassi, frigoriferi, scale di legno, attrezzi, scarpe e indumenti, sedie, sacchi di immondizia, bidoni, tubi di cemento, mattoni, discariche a cielo aperto, pneumatici, cassette. Pure un sacchetto appeso a un albero con sola plastica: raccolta differenziata fra l'indifferenziato. Di notte, aumentano i rischi. L'illuminazione lascia a desiderare, soprattutto in prossimità dei tornanti. Segnali stradali ridotti a ferraglia: attraversamenti pedonali non segnalati, cartelli con indicazioni errate, spezzati, cartelloni a scomparsa fra le fronde incolte. Delle transenne rimangono solo le basi fra rifiuti e un manto di foglie bruciate che si spinge fin in mezzo alle auto. Intorno, il racket della prostituzione. Un harem radicato con le sue regole. Ogni lucciola al suo posto. Fino a poco prima di Spallette, regno incontrastato delle marchette sotto chiave inizia alle 8. Gli habituè accostano le auto sul ciglio. In mezzo al verde, tendoni di plastica. Ogni ragazza ha una postazione con tanto di poltrona o tombino-sgabello con cuscino ai bordi della strada. Ci sono perfino salottini di vimini e divani a due piazze. Una nigeriana con chioma lunghissima e unghie laccate sta seduta su un tronco d'albero. Immobile, fulmina le auto con sguardo tagliente. Le italiane seminude battono gli anfratti. Gli arredi non smontano mai. Rimangono in strada di primo mattino come tappezzeria di via Portuense. Nessuno si azzarda a rimuoverli. Come nessuno rimuove la mondezza. Ci avviciniamo ad una delle postazioni su strada con comodino e poltrona stile rococò, ma dopo qualche secondo sbuca dal sottobosco un protettore: giovane, alto, con una t-shirt nera. Giusto il tempo di riuscire ad immortalare l'arredamento. Bottigliette d'acqua piene e thè freddo nella postazione sotto il ponte prima della Fiera, in mezzo a una macrodiscarica. Fanno inorridire le fermate del bus in mezzo alla sterpaglia e i tabelloni divelti dove non si sa se i mezzi passino ancora. Centraline elettriche impacchettate con nastro adesivo e fognature sconquassate e tombini sradicati prima di Fiumicino. Tutto uno spettacolo. Desolante.  

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