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Madoff dei Parioli parola alla difesa

Chiesti 12 anni per il Madoff dei Parioli

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{{IMG_SX}}"Un processo da caccia alle streghe contro Gianfranco Lande: contro di lui si sono sfogati tutti e nessuno mette in luce che sia stato proprio lui a denunciare che qualcosa non stava andando". È la tesi difensiva illustrata ieri in aula dall'avvocato Salvatore Sciullo, legale del cosiddetto Madoff dei Parioli, nel corso della sua arringa davanti ai giudici della IX sezione del Tribunale. Nei confronti di Lande, il pm Luca Tescaroli ha sollecitato una condanna a 12 anni e 8 mesi di reclusione per l'accusa di associazione a delinquere finalizzata all'abusivismo finanziario. Riferendosi ai tanti investitori, Sciullo li ha definiti "tutti benestanti se non ricchi, e che avevano voglia di far fruttare i loro soldi mettendoli in attività ad alto tasso di rischio. Loro non possono essere considerate le vittime, ma gli artefici, i complici di quanto dovete giudicare". Per il difensore, che ha chiesto l'assoluzione per il suo assistito, "non c'è nessun tesoretto, continua ad agitare questo spauracchio solo il pm che si rivolge a questa vicenda con fantasia e creatività, ma non certamente con quanto acclarato dall'istruttoria dibattimentale". Mancato adempimento dell'obbligo di identificazione della clientela. Questa, intanto, l'accusa che il pm ha formalizzato nei confronti di due dirigenti della Carispaq (Marco Maddalena e Marco D'Alessandro) coinvolti nell'inchiesta sulla truffa da oltre 300 milioni di euro compiuta da Gianfranco Lade. Dopo la formale chiusura inchiesta dell'ottobre scorso il pm, in accoglimento di una memoria presentata da uno dei tre direttori che si sono succeduti alla guida dell'agenzia della banca di corso tra il 2005 e il 2010, ha contestato il nuovo reato a due dirigente. Il pm per quanto riguarda un terzo imputato ha, invece, mantenuto invariata la contestazione, che è l'abusivismo finanziario in concorso con lo stesso Lande. L'arco temporale di riferimento per il pm va dal 2005 a oggi. Per gli inquirenti quella filiale Carispaq è stata usata da Lande, nella veste di titolare della Egp Italia, e da Roberto Torregiani, ex amministratore della Eim, per far transitare ingenti somme di denaro: 67 milioni di euro dal 2005 al 2008 e 19 milioni di euro tra il 2008 e il 2010. Per la Procura i tre funzionari hanno compiuto omissioni che hanno consentito a Lande di agire senza temere controlli.

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