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No dei Municipi al piano Bordoni. Il sindaco: da rifare

Alemanno

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Una sonora bocciatura del piano del commercio, per lo più bipartisan, arriva anche dai Municipi. Ben 17 su 19 hanno espresso parere negativo. Che tradotto, significa: non vogliamo nuovi centri commerciali sul nostro territorio. Solo due Municipi hanno detto sì al piano, ma si tratta del II e del XX dove non sono previste altre mega strutture. Così, dopo il no delle associazioni di categoria arriva quello dei presidenti del Municipi, di centrosinistra e di centrodestra, che ieri si sono presentati alla conferenza della Cna di Roma ribadendo il concetto: «Altri centri ucciderebbero il piccolo commercio al dettaglio, che va in ogni modo difeso». Il presidente del XVIII (centrodestra) Giannini è chiaro: «No alle cattedrali del commercio, sì ai negozi di vicinato». Si uniscono al coro dei no Marco Cacciotti, presidente del consiglio del municipio XII e Massimiliano Pirandola, presidente del consiglio del municipio XIX. E poi l'assessore Gesualdi del XII, Corsetti del I Municipio, i presidenti del III, X e IV Municipio. E pensare che l'assessore al Commercio Davide Bordoni aveva dato a tutti loro 90 giorni di tempo, invece dei 30 canonici, per esprimere questo parere. Tempo che non è bastato per convincerli dell'utilità del piano. L'appello dei minisindaci è stato accolto da Ugo Cassone, presidente della commissione capitolina al Commercio, che ha dichiarato: «Il piano va rivisto», anticipando soltanto di poche ore la decisione del sindaco Alemanno, che ha usato le stesse parole: «Il piano va rivisto alla luce della modifica della legge regionale 33». Quindi verrà convocato un tavolo di confronto con Confcommercio e Confesercenti per mercoledì 16. Di fatto, i giochi si riaprono. L'ipotesi, cavalcata da Cassone, è diminuire drasticamente la percentuale di superficie destinata al non residenziale, oggi prevista nel 25%, pari a circa 2 milioni di metri quadri, e aprire alla possibilità di un cambio di destinazione d'uso in accordo con i costruttori. Perché questi ultimi dovrebbero rinunciare a costruire centri commerciali in cambio, ad esempio, dell'housing sociale. «Ho già preso accordi con il presidente della commissione Urbanistica - spiega Cassone - per valutare questa ipotesi, a mio parere fattibile». Ora il piano si incaglierà proprio in commissione commercio dove Cassone preparerà un emendamento. Poi sarà la volta della discussione in Aula. I tempi per approvarlo rischiano di allungarsi e c'è già chi è pronto a scommettere che il piano non vedrà la luce entro la fine di questa consiliatura. I «piccoli» incassano una prima vittoria. La loro rivolta è iniziata qualche mese fa ed è stata capeggiata dalla Cna di Roma, poi rincorsa dalla Confesercenti. Dopo che in un primo momento le associazioni di categoria avevano salutato positivamente il piano presentato loro, prima della scorsa estate, dall'assessore Bordoni. Che a questo punto è rimasto l'unico a continuare a difenderlo. Fino all'altro ieri, infatti, Bordoni ha diramato una nota ufficiale nella quale dichiarava: «Chi continua a esprimere parere contrario al piano è fuori strada». Quindi «andiamo avanti», ma a questo punto è il caso di dire che avanti rischia di andarci da solo.

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