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Sette rapine in una notte. Libera la baby gang

Una volante della polizia

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Giovani, cattivi e già gangster. Rapinavano ragazzi e coppiette con la scusa di chiedere una sigaretta. Tre sono stati arrestati, già fuori dal carcere con l'obbligo di dimora. L'ultimo, il minore, è stato denunciato a piede libero. Altri tre sono ricercati. Era una banda giovani italiani - dai 17 ai 22 anni di età, qualcuno con precedenti per lo stesso reato - con genitori onesti lavoratori orginari del Sud America: dell'Ecuador e del Perù, residenti nelle zone Prenestina e Tiburtina. Durante le perquisizioni domiciliari gli agenti hanno trovato circa 200 grammi di marijuana. I quattro sono accusati di aver commesso sette rapine tra il 17 e il 18 febbraio, condannati a 2 anni e otto mesi di reclusione e 800 euro di multa. I poliziotti del Commissariato Salario-Parioli, diretto da Antonio Pignatone, sono arrivati a loro dopo la denuncia di una delle vittime. Un'altra ieri mattina era in Questura a raccontare il pestaggio durante il quale gli hanno tolto anche lo strumento per controllare la glicemia: il rapinato è diabetico. Gli investigatori hanno ricostruito la notte brava. È cominciata a San Lorenzo. I ragazzi escono da un locale e dicono: «Divertiamoci un po', andiamo a farci un po' di soldi, rapiniamo qualcuno». Salgono su uin furgono bianco, del padre di uno dei ragazzi, e cominciano. La prima razzia avviene intorno alle 22,30, a due passi dalla Stazione Termini. I quattro pestano un passante a calci e pugni e gli tolgono un computer, rivenduto per 50 euro. Si spostano a piazza Dante e la scena di ripete. Sono le 23. Uno di loro avvicina un giovane, chiede se ha una sigaretta e poi partono gli altri con identico pestaggio portando via soldi e cellulare della vittima. Mezz'ora dopo la gang prende di mira una giovane coppia: razziano soldi e cellulari. La furia prosegue in via dell'Acqua Acetosa. I quattro vogliono rapinare un trans. Ma il colpo non riesce: il viados tenta di fuggire, cade, si rialza e reagisce allontanando il gruppo. Alle 2,30 la banda è a piazza Santa Croce in Gerusalemme. Stavolta le vittime sono tre amici, rapinati di soldi e cellulari. Dopo un quarto d'ora la violenza continua sul lungotevere Flaminio, nei pressi del ministero della Marina. Un ragazzo iraniano di 27 anni scende dal bus per prendere un altro che lo porterà in via Cassia, dove abita con la madre. Al polso ha un orologio del valore di circa seimila euro, un Omega, con sé inoltre ha una borsa con lo strumento per rilevare la glicemia nel sangue: è diabetico. Vede il furgone bianco avvinarsi e due ragazzi uscirne fuori e andargli incontro. «Dacci quello che hai», gli dicono. Lui però non fa in tempo a rispondere. Parte la raffica di colpi, pugni e calci. Gli fracassano l'orologio e gli rompono il braccio. Poi il branco riparte. Si ferma poco più in là: aggrediscono il portiere di uno stabile togliendogli soldi e cellulare. Gli investigatori sospettano che le razzie siano state anche altre. Lo accerteranno le indagini. La polemica politica infuria. Il segretario romano del Pd, Marco Miccoli, si complimenta «con le forze dell'ordine per l'operazione che ha portato all'arresto di una pericolosa baby gang che rapinava e picchiava le proprie vittime. Ma questo non è che l'ennesimo segnale di una città sempre più pericolosa e insicura. Per ora i risulti di Alemanno sono il record di omicidi, esecuzioni, rapine, furti e ora anche le baby gang». Si domanda il consigliere regionale del Pd, Enzo Foschi: «È questa la città sicura promessa da Alemanno durante la campagna elettorale del 2008?». Fab. Dic.

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