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Oppresso dai debiti col fisco si spara in ufficio

I parenti si abbracciano davanti al prefabbricato dov'è avvenuta la tragedia

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«Chiedo perdono» e si spara un colpo di fucile in petto, oppresso da un debito fiscale passato da 50 mila a 200 mila euro, e dall'aver messo in cassintegrazione tre dipendenti della sua società, la Costruzioni progettazioni alluminio, in via del Cottanello, a Pietralata. È la tragica fine dell'imprenditore Mario Frasacco, 59 anni, moglie e due figli, Simone e Giorgia. È l'ennesimo suicidio dopo quello di un corniciaio di 57 impiccatosi lunedì nel suo negozio a Centocelle perché strozzato dai debiti. Di una donna guardia giurata sparatasi due martedì fa a Civitavecchia, messa sul lastrico dalla perdita del lavoro, rivoltasi con un'accorata lettera d'appello anche al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. E ancora, della morte di un suo collega di 45 anni, il 28 marzo al Tuscolano, ammazzatosi con un colpo d'arma da fuoco. Ieri pomeriggio intorno alle 15 lo ha trovato nel suo ufficio Simone, vent'anni. Il corpo riverso, un lago di sangue a terra e il biglietto accanto. L'intervento dei sanitari del 118 è stato inutile. L'uomo era già morto. Sul posto poco dopo sono arrivati anche gli agenti del Commissariato Sant'Ippolito diretto da Paola Di Corpo. La storia di Mario è in chiaroscuro. Un uomo d'affari, che amava il suo lavoro e 15 anni fa aveva messo in piedi la società a responsabilità gestista assieme a moglie e figli. Un sogno che si realizzava. E poi i debiti, le difficoltà economiche, i guai inaspettati. Prima il lavoro in affanno, gli operai messi in cassintegrazione, il fallimento all'orizzonte. «Ai dipendenti teneva tanto - racconta un amico dell'imprenditore - Mario stava male ad averli messi in cassintegrazione». Ma la goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso. Lo dice la barista Danila che lo conosceva bene: «Doveva pagare soldi al fisco. Una cifra iniziale di 50 mila euro che sarebbe arrivata a 200 mila. È lo Stato a ucciderci, no la crisi economica. Era una persona gentile, i commercianti di questa zona lo conoscevano tutti». Stessa cosa ripete un'abitante nella via, Carola: «Sono 15 anni che lo vedevo. Sempre cortese, attento al suo lavoro. Una volta ho anche chiesto di vedere alcuni articoli in alluminio». Nel suo sito internet, la Cap spiega quali sono: «Costruzioni e progettazione di serramenti in alluminio, infissi e finestre fino agli avvolgibili, cassonetti, alle facciate continue e ventilate». Via del Cottanello è a due passi dalla Tiburtina, una strada stretta e sterrata incastrata tra due cantieri: di un mercato e di alcuni palazzi commerciali, lavori previsti dal Piano di riqualificazione urbana e sviluppo sostenibile del territorio. La Cap srl è tra la polvere le gru. L'unico vicino «di casa» è un teatro e scuola di danza. Qui nessuno ha sentito il colpo di fucile. «Il secondo suicidio di un imprenditore avvenuto nel giro di poche ore nella nostra città ci lascia sgomenti e preoccupati - dice il presidente della Confcommercio, Giuseppe Roscioli - Sapere che alla radice di questi drammatici gesti ci sono cause economiche, storie di fallimenti aziendali, è ancora più scioccante perché significa che la crisi sta cominciando a colpire le vite stesse degli imprenditori e non più solo le loro attività. Per questo non possiamo più rimanere indifferenti: è arrivato il momento che le forze economiche del territorio facciano sentire tutte insieme la loro voce per sensibilizzare le istituzioni e l'opinione pubblica sulla gravità del momento che stanno vivendo. Non possono essere più rinviate risposte concrete alle problematiche delle imprese, garantendo loro politiche di sviluppo e di sostegno di cui hanno bisogno».

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