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Bocciati gli istituti tecnici "Non preparano al lavoro"

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Al tempo della crisi la scelta della scuola superiore è condizionata dall'incertezza del futuro. Il problema non tocca, naturalmente, i quattordicenni appena usciti dalle medie ma i loro genitori. C'è l'incognita dell'università: dopo un iniziale entusiasmo tanti abbandonano gli studi a metà strada. Per molti c'è invece la necessità di trovare un lavoro subito dopo il diploma: una volta c'era l'apprendimento del mestiere a bottega. Oggi non è più così ma non è un caso che a livello nazionale, i primi dati sulle iscrizioni al primo anno delle scuole secondarie di secondo grado statali e paritarie per il 2012/2013 rilevano un aumento per gli Istituti Tecnici e Professionali. In controtendenza il Lazio dove secondo dati ufficiosi, i tecnici e professionali restano al palo. A fronte di un aumento generalizzato della popolazione scolastica. «Nella nostra Regione e nella Capitale reggono quei corsi che possono dare qualche sbocco professionale come l'alberghiero, il turistico e l'agrario. Sono realtà solide e concrete seppur a macchia di leopardo - spiega Maria Rita De Santis dirigente scolastico nel Reatino e responsabile Snals del Lazio - Il limite dei tecnici e dei professionali è che da quando sono cadute le abilitazioni, non formano professionalmente e quindi, obtorto collo, non resta che proseguire con l'università». Il diploma non è spendibile sul mercato del lavoro. Anche perché la gran parte di queste scuole non sono radicate nel territorio. «Manca un collegamento con la realtà in cui sono inserite - spiega la De Santis - E dunque con le imprese locali che potrebbero assumere i diplomati. Un esempio per tutti: a Tivoli non c'è un istituto tecnico specializzato sulla lavorazione del marmo o del travertino che è la principale attività della zona. Non è paradossale?». E allora se comunque si è vincolati al discorso università tanto vale andare a parare in qualche liceo. Quest'anno nel Lazio si registra una flessione nelle iscrizioni al liceo Classico (3% in meno). Soppiantato, siamo nell'area umanistica, dal Liceo delle Scienze Sociali gettonatissimo. La preferenza è per l'indirizzo giuridico-economico ma anche antropologico (un po' meno perché c'è il latino). Piacciono di più le discipline moderne, agganciate alle realtà e pratiche come «Committenza locale» che insegna come si lavora negli enti pubblici. Anche il liceo Scientifico tradizionale comincia a perdere colpi: 3, 4% in meno di iscrizioni. Anche qui la differenza la fa l'ostico latino. Ecco perché continua ad andare forte il liceo delle scienze applicate (il più amato nell'area scientifica) dove si studia molta fisica, informatica e sono maggiorate le ore di scienze. Regge il liceo linguistico. A giorni oltre ad avere le cifre esatte sulle iscrizioni si saprà anche la ripartizione degli organici. Nel 2012-2013 gli studenti sono cresciuti ma il numero dei prof, per legge, non può superare quello dello scorso anno. Il dimensionamento scolastico oltre a ridurre il personale dirigente (e relativa segreteria) di 130 unità ha anche dato l'ok all'attivazione di nuovi indirizzi (a discrezione degli istituti). C'è la possibilità che alcuni di questi nuovi corsi non possano decollare. L'indicazione della scelta non è sicura. Perché c'è un tetto massimo degli organici che non si può superare. E poi bisogna sistemare quei docenti che non trovano collocazione. A quel punto ai neo-iscritti non restano che due strade: cambiare scuola e cercare un posto nell'istituto dove quell'indirizzo parte davvero, oppure accettare proposte alternative all'interno della stessa scuola. Per la De Santis è «l'ennesima discrasia tra la politica e la realtà». E scarsa conoscenza territoriale.

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