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Madoff dei Parioli: spunta l'ombra del traffico di armi

Gianfranco Lande, il

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Dagli investimenti all'estero per i vip della «Roma bene» al traffico di armi. Nel corso dell'interrogatorio del Madoff dei Parioli ieri è spuntata anche una donna che sarebbero vicina a un «uomo-d'affari» coinvolto in diverse inchieste proprio sul traffico di armi. Si tratterebbe di una collaboratrice di una delle società di Gianfranco Lande che operavano a Londra, dove il broker aveva acquistato un'abitazione. «Nei suoi uffici inglesi lavorava una parente del franco-libanese Ziad Takieddine?», ha chiesto l'avvocato di parte civile Stefano Giorgio. Il broker finanziario ha risposto di non conoscere questa persona. Ma il penalista ha insistito, chiedendo dove fossero finiti venti milioni che sarebbero passati proprio attraverso le società di Londra. Anche in questo caso Lande non ha risposto, spiegando di aver già indicato la destinazione dei fondi effettuati negli anni. Il legale di molti risparmiatori ha insistito con i giudici della nona sezione del Tribunale sul punto dello straniero Takieddine, dando per scontato che fosse parente di una donna che lavorava per il broker. «È un fatto che una persona che si chiamava Takieddine fosse una collaboratrice di Lande - ha detto l'avvocato Giorgio - è compito del processo scoprire che fine hanno fatto i soldi investiti dai clienti che hanno visto sparire tutto e anche la pista del traffico di armi non va trascurata». L'imputato nel processo per la truffa da centinaia di milioni di euro ha anche spiegato quali erano le sue entrate come broker. «Il mio stipendio ammontava a circa 450 mila euro annui. Il mio guadagno principale era legato alle commissioni sugli investimenti della clientela: prendevo l'1,5% delle somme in giacenza. I clienti, che pagavano trimestralmente, ne erano a conoscenza». Lande ha poi sottolineato di non sapere «se anche Torregiani applicasse una commissione ai suoi clienti. Se è capitato, lo ha fatto a titolo personale e quindi non escludo che i suoi clienti, alla fine, pagassero una doppia provvigione». Lande ha poi descritto qual è stato negli anni il rapporto con Roberto Torregiani, sostenendo che non erano soci, come ha invece dichiarato spesso l'altro imputato. «Questa non è l'unica cosa imprecisa che ha detto - ha affermato il broker - gli ho più volte fatto notare che non era mio socio e, a un certo punto, lo avevo invitato a non frequentare più i miei uffici. Capitava che continuasse a farsi vedere perché i clienti Eim, per scudare, venivano da lui messi in contatto con i promotori Egp. Il mio divorzio da Torregiani risale al '97. È evidente che nel tempo ho continuato a mantenere rapporti con lui e con Gianpiero Castellacci De Villanova, ma è anche evidente che in seguito ho creato una struttura societaria e una sede diversa proprio per allontanarmi dai due». Ma non finiscono qui le «accuse» agli ex soci. «Non pensavo che colui che per anni si è dichiarato mio socio, non mi avesse mai fatto menzione di una massa di risparmiatori. Solo dopo, mi sono accorto che per anni ho lavorato appena sul 10-15% dei soldi che venivano depositati dai clienti», ha tuonato il broker finanziario accusato di associazione per delinquere finalizzata a illeciti finanziari.

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