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Mazzette ai vigili Bufera su Giuliani

Roma, Alemanno e Giuliani

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Cinque vigili urbani e un professionista iscritti nel registro degli indagati per concussione. L'inchiesta della magistratura su presunte mazzette per ristrutturazioni in centro storico è a una svolta. E in Campidoglio è subito bufera. Sarebbe infatti questo il motivo che avrebbe spinto il sindaco Gianni Alemanno a chiedere ieri le dimissioni del capo della polizia Municipale Angelo Giuliani, durante un incontro al vetriolo. La storia, raccontata da Il Tempo in 6 puntate sotto Natale, è partita da un esposto inviato al sindaco e allo stesso comandante dei vigili nel giugno scorso da Silvio Bernabei. In quella lettera il noto imprenditore trasteverino denunciava le pressioni subite dalla sua famiglia, e in particolare dal fratello Paolo, dopo la decisione, tre anni fa, di trasformare in uffici un vecchio magazzino di via della Luce, nel cuore di Trastevere. Pressioni che avrebbero fatto schizzare il prezzo di una Dia a 30mila euro, la presunta mazzetta. Ma non solo. Almeno due degli indagati sarebbero protagonisti di un'altra storia di mazzette, ambientata sempre a Trastevere, nello stesso periodo, ai danni di un professionista e della sua compagna, costretti a pagare circa 20mila euro dopo il sequestro, per abuso edilizio, dell'abitazione che avevano deciso di ristrutturare. Una vicenda andata avanti per due anni e conclusasi, come denunciato il 13 dicembre scorso dalle vittime agli agenti di pg della Municipale, con la consegna a uno degli indagati di una mazzetta di 12mila euro davanti al bar «Il Tramezzino» di viale Trastevere. Alcune delle persone iscritte nel registro degli indagati, all'epoca dei fatti lavoravano negli uffici dell'edilizia di viale Trastevere (proprio davanti al bar Il Tramezzino; al suo posto oggi c'è una pizzeria) appartanenti al Primo Gruppo della Municipale. Tra loro D.V., G. V., e un altro collega sempre del Primo Gruppo. Indagato anche il geometra F. B., l'uomo che sarebbe stato consigliato all'imprenditore e ancora al professionista per seguire i lavori di ristrutturazione del magazzino di via della Luce e dell'appartamento in via Natale del Grande. Ma c'è di più. Il Tempo ha già rivelato come la cricca utilizzasse lo stratagemma del falso esposto per poi costringere le vittime a pagare le mazzette. Un «cavallo di Troia» usato per poter accedere ai locali in cui si stavano svolgendo i lavori. Falsi esposti come quello denunciato ai carabinieri da un residente nella stessa via della Luce e finito nel voluminoso incartamento ora al vaglio del pm Laura Condemi. Il residente, nella denuncia ai militari di Trastevere, ha spiegato come il numero di telefono e l'indirizzo di casa presenti sull'esposto che gli avevano mostrato i vigili durante un accesso agli atti non coincidessero con i suoi recapiti. Un'«anomalia» sulla quale la magistratura dovrà fare piena luce. Il sospetto, infatti, è che lo stesso stratagemma sia stato utilizzato anche per fermare i lavori nell'appartamento di via Natale del Grande e così costringere il professionista A.L. a entrare in contatto con la cricca. L'inchiesta, ricordiamo, è partita sei mesi dopo l'esposto del signor Bernabei al Campidoglio. Prima affidata al pm Antonio Calaresu, che ha incaricato delle indagini la polizia giudiziaria della Municipale, è da poco passata nelle mani della dottoressa Condemi. Una vicenda scomoda per il Campidoglio e per il comandante Angelo Giuliani, che nel 2011 ha già dovuto fare i conti con indagini che hanno coinvolto il Corpo. Lo stesso Giuliani, in un'intervista a Il Tempo pubblicata il giorno della Vigilia di Natale, aveva dichiarato che qualora la magistratura avesse accertato responsabilità di vigili urbani, la sua risposta sarebbe stata inflessibile. Eppure la bufera è scoppiata prima della fine dell'indagine della Procura. La richiesta di dimissioni del comandante, non confermata da fonti ufficiali, apre un nuovo scenario in cui entra di prepotenza anche la figura di Angela Giuliani, vigilessa e moglie del comandante. È lei una dei responsabili del centro sportivo della Municipale, intitolato da Alemanno proprio a Giulio Bernabei, fondatore dell'omonima azienda e padre di Paolo e Silvio.

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