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È Trastevere il cuore dell'inchiesta sulle presunte mazzette intascate da alcuni agenti della polizia municipale.

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Trastevere,perché alcuni dei vigili indagati con l'accusa di concussione erano in forze agli uffici dell'edilizia situati in un palazzetto razionalista proprio in viale Trastevere. Ed è sulle centinaia di documenti contenuti negli archivi di questi uffici che si concentra l'indagine degli inquirenti, coordinati dal pubblico ministero Laura Condemi. Nel mirino l'attività del triennio 2008-2010, anni in cui la «cricca delle ristrutturazioni» avrebbe agito indisturbata, spremendo fino all'osso imprenditori e residenti. Sicuramente fino a giugno dell'anno scorso, quando qualcosa è andato storto e la storica famiglia Bernabei si è ribellata alle continue vessazioni. I primi di giugno accade infatti che due agenti della Municipale, G.V. e S.P., suonano il campanello del civico 34 di via della Luce. Un indirizzo che conoscono: un anno prima sono terminati i lavori di trasformazione di un vecchio magazzino nella sede della PiùBlu Srl, società di cui Paolo Bernabei è proprietario insieme ai due fratelli Silvio e Alessandro. Conoscono quel locale perché durante i lavori sono entrati più volte per dare consigli al geometra F.B., indagato per falso, al quale su suggerimento di un altro vigile urbano, D.V., l'imprenditore trasteverino ha affidato i lavori e le pratiche burocratiche inerenti alla redazione di una Dia in variante. Ai due vigili apre una delle segretarie. Lei li riconosce. Dicono di essere in possesso di un esposto per abusi edilizi fatto da un residente nella stessa via e di una denuncia alla Procura della Repubblica proprio a causa di un'anomalia presente nella ristrutturazione dei locali della società. Ma il sedicente denunciante, C.M., è un amico dell'imprenditore. Paolo chiede lumi. C.M. risponde di non saperne niente. Il 17 giugno, al comando centrale della Municipale, il mistero è svelato. Il numero di telefono e l'indirizzo di C.M. sono sbagliati, appartengono a un'agenzia di pompe funebri. Chi ha fatto quindi l'esposto ai vigili? Tanto basta per convincere C.M. a recarsi alla stazione dei carabinieri di Trastevere per sporgere denuncia contro ignoti, se davvero lo sono. Qualcuno, infatti, dovrebbe aver preso la telefonata del denunciante. Oppure è stato inventato ad hoc di sana pianta per essere usato contro l'imprenditore? Un punto chiave dell'inchiesta su cui la Procura dovrà fare piena luce. Così come chiave è il nodo dell'abuso edilizio. L'imprenditore è tranquillo. La documentazione di fine lavori, iniziati alla fine del 2010, è stata vagliata dagli uffici dell'edilizia. Il geometra F.B. è stato pagato profumatamente, quasi 10mila euro. Che però non sono bastati. Il professionista chiede a Paolo di pagare altri 30mila euro: la mazzetta per la cricca. Paolo capisce che è meglio pagare. Ha in ballo affari importanti e l'azienda deve marciare a pieno regime. Poi, nel 2011, la visita dei due con la scusa dell'esposto. Volevano altri soldi? La risposta arriva presto. Dopo pochi giorni si fa avanti D.V., il vigile a cui nel 2009 l'imprenditore si era rivolto per avere consigli sulle pratiche da espletare per dare il via ai lavori. Lo stesso che gli avrebbe poi presentato il geometra «di fiducia». D.V. dunque ricompare. Sa che hanno ricevuto la visita di due agenti e si offre di risolvere il problema in cambio di un'altra tangente. Ma Paolo si ribella. Sarà Silvio, suo fratello, a inviare dopo pochi giorni un esposto al comandante dei vigili Angelo Giuliani e al sindaco Gianni Alemanno. Ma D.V. e F.B. sono protagonisti anche di un'altra storia di mazzette e ristrutturazioni iniziata nel 2008 e conclusasi a marzo del 2011 con il pagamento di 12mila euro davanti alla Casa del Tramezzino di Viale Trastevere. A.L., vittima del raggiro, denuncerà il fatto alla polizia giudiziaria della Municipale poco prima di Natale. Nel suo caso la ristrutturazione dell'appartamento in via Natale del Grande si ferma dopo un anno a causa di un abuso. La Dia non corrisponde ai lavori che si stanno eseguendo. Sono tre vigili a far visita al cantiere dicendo che c'è un esposto. L'immobile viene sequestrato. La vittima si reca con la compagna dal custode giudiziario, D.V., il quale spiega che per sbloccare la pratica devono pagare 12mila euro da dividere tra un architetto, un geometra e un avvocato. D.V. consiglia quindi di far seguire i lavori allo stesso geometra, F.B., e affidare la pratica di dissequestro a un avvocato di sua fiducia. Seguono il consiglio. Di li a poco, con una nuova Dia, i lavori ripartono. A febbraio del 2010 il collaudo definitivo. Il geometra chiede una parcella di 4.500 euro. A maggio dello stesso anno arriva anche il dissequestro dell'immobile. A marzo del 2011 si fa avanti però l'avvocato chiedendo 4.500 euro come suo onorario. Per chi erano allora i 12mila euro chiesti dal funzionario della Municipale D.V.? E mentre la vittima di questa storia realizzava di essere stata raggirata, dall'altro lato di viale Trastevere, in via della Luce, l'accoppiata vigile-geometra tesseva le trame dell'estorsione ai danni della famiglia Bernabei. Con una differenza, però. Nel caso dei Bernabei i soldi per la cricca sarebbero stati consegnati al geometra. Nel caso di via Natale del Grande, la mazzetta sarebbe stata consegnata il 26 novembre del 2008, 10 giorni dopo il dissequestro parziale dell'immobile, direttamente nelle mani del vigile D.V. Dopo un aperitivo alla Casa del Tramezzino.

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