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La delusione di Alemanno non si placa.

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Hapreso carta e penna e ha scritto una lettera al presidente del Consiglio. Uno sfogo che, tra le righe, contiene una domanda molto chiara: caro Monti, cosa intendi fare per la nostra città? È lo stesso Alemanno, in occasione dell'congresso Ugl di Roma e Lazio, a spiegare il contenuto di questa missiva: «Nella lettera facciamo un elenco delle problematiche su Roma, di cui una parte importante deve essere risolta con il secondo decreto di Roma Capitale che ci deve permettere di affrontare alcuni nodi strutturali della nostra città che sono nodi veri e non possono essere coperti dalle polemiche contro Roma». Cosa c'entrano in tutto questo i Giochi del 2020? Lo ha spiegato lo stesso sindaco: «Le Olimpiadi potevano essere un'ottima occasione per risolvere questi nodi, accelerando i finanziamenti da parte dei privati. Ora che questa occasione non c'è più, devono essere utilizzate altre opportunità». Alemanno chiede proprio questo a Monti: trovare un progetto alternativo in grado di trascinare lo sviluppo di tutta la città. Di esempi concreti, di grandi opere da realizzare, ce ne sono molte. Per Alemanno è facile elencarle: «Dobbiamo completare la rete metropolitana, abbiamo il problema di Fiumicino 2 (l'ampliamento del Leonardo da Vinci) e del trasporto pubblico locale. Poi, c'è la grande opportunità del secondo polo turistico». Tutti progetti che avrebbero potuto godere dell'effetto-traino delle Olimpiadi. Un'altra opera ancora in embrione è la Citta dello Sport di Tor Vergata. Un cantiere infinito che in origine era destinato allo stadio del nuoto per i Mondiali del 2009. Nonostante Alemanno guardi al futuro, il tarlo resta sempre lo stesso, le Olimpiadi sfuggite al fotofinish: «Si è trattato di un errore. Non mi pare che la scelta di dire "no" ale Olimpiadi abbia avuto effetti positivi sui mercati e sullo spread. Si trattava di 9,8 miliardi di euro di investimenti, di cui 4 miliardi pubblici e 80 mila posti di lavoro. Tutto nell'arco di sette anni. Sfido chiunque a trovare un investimento più reddizio di questo». La lettera di ieri, nelle intenzioni del primo cittadino, è soprattutto una richiesta di rispetto per la Capitale: «Non accettiamo l'idea che a Roma non si possano fare grandi progetti senza sporcarsi le mani. Noi ci siamo comportati da grande capitale europea quando abbiamo appoggiato l'Expo 2015 a Milano o quando abbiamo fatto un passo indietro rispetto a Monza per la scelta del Gran Premio di Formula 1. Ci siamo comportati da grande capitale europea, ora sono gli altri che devono comportarsi all'altezza». In questo sfogo c'è un implicito riferimento alla Lega che ha esultato al «niet» di Monti. Adesso la palla passa al premier, da cui Alemanno si aspetta un atteggiamento propositivo dopo essersi visto sbattere la porta in faccia. «Tutti i progetti che si fanno possono andare bene o male - ha detto il sindaco - Possono sempre esserci dei problemi, ma se partiamo dal presupposto che ogni volta che si fa un progetto debba andare male allora non si fa più nulla». Alla fine, ciò che conta sono i soldi. Molti soldi, centinaia di milioni, se non miliardi di euro per far decollare lo sviluppo. Sono molte le opere ancora sulla carta. Da anni, ormai, si attende il completamento dell'anello ferroviario a nord per migliorare la mobilità in un quadrante in sofferenza. Il secondo polo turistico, invece, dovrebbe diventare l'anello di congiunzione tra il turismo del litorale e il centro congressi dell'Eur. C'è anche il secondo tratto della metro C che dovrebbe partire da San Giovanni per arrivare a piazzale Clodio. L'elenco potrebbe continuare. Intanto, i «nodi strutturali» evocati da Alemanno restano. Dar. Mar.

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