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All'appello olimpico manca solo Roma

Roma 2020, il sindaco Gianni Alemanno

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Il cerchio si stringe attorno al presidente del Consiglio Mario Monti. Il termine per presentare al Cio il dossier di candidatura di Roma alle Olimpiadi 2020 scade mercoledì prossimo e il premier ancora non ha firmato la lettera di sostegno del governo. Un atto imprescindibile per dimostrare l'unità del Paese dietro al progetto olimpico. Finora la mediazione del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e di Gianni Letta non ha sortito gli effetti sperati. Così come gli appelli dei leader politici di tutti gli schieramenti, degli atleti ed ex atleti azzurri e degli esponendi del mondo dello spettacolo. Monti continua a tentennare. A impensierire il premier è l'aspetto economico-finanziario della candidatura olimpica, nonostante il dossier stilato dalla commissione di sostenibilità economica presieduta da Marco Fortis parli chiaro. A fronte di un investimento complessivo di 8,2 miliardi di euro (contro i 12 messi in campo da Londra per i prossimi Giochi), 3,5 verranno garantiti dal Cio sotto forma di introiti pubblicitari, sponsor e diritti tv. altri 4,6 miliardi rientreranno allo Stato sotto forma di maggiore gettito erariale. A conti fatti, in caso di assegnazione le Olimpiadi costeranno non più di cento milioni - anche se lo Stato dovrà comunque anticipare 4,7 miliardi - ma porteranno con sé un aumento del Pil dell'1,4% (17 miliardi di euro) e circa 120mila posti di lavoro dal 2013 al 2020. Conti messi più volte in evidenza dal sindaco Alemanno, dal presidente della Provincia Zingaretti, dalla governatrice Polverini, dal presidente del Coni Petrucci, dal presidente del Comitato promotore Pescante e dal presidente della Fondazione Roma 2020 Regina. Ma nonostante tutto Monti ancora non si è convito. Vero è che il presidente del Consiglio è stato spesso all'estero. La speranza è che possa firmare al ritorno dagli Stati Uniti. Il tempo stringe e le avversarie di Roma nella corsa olimpica non stanno certo a guardare. Madrid, Istanbul, Baku e Doha hanno già formalizzato la propria candidatura consegnando al Cio il dossier. Tokyo lo farà invece lunedì, quando consegnerà tutta la documentazione presso la sede del Cio a Losanna. Yasuhiro Nakamori, in rappresentanza del Comitato Tokyo 2020, si recherà in Svizzera per presentare la documentazione con due giorni di anticipo rispetto alla scadenza del 15 febbraio, il termine ultimo per formalizzare le ambizioni a cinque cerchi. Il Comitato promotore nipponico rivelerà pubblicamente, giovedì 16 febbraio, «i piani e la visione» di Tokyo sui Giochi, già ospitati nel 1964, all'insegna della ricostruzione e della rinascita dopo il devastante sisma/tsunami dell'11 marzo 2011. All'appello manca così solo Roma. A breve Monti dovrà sciogliere la riserva, in un senso o nell'altro. Si allunga intanto l'elenco dei personaggi dello spettacolo che si appellano al premier. Il premio Oscar Gabriele Salvatores, il regista Pupi Avati, Renzo Arbore, Lorella Cuccarini, il poeta e paroliere Mogol, lo scrittore giallista Carlo Lucarelli, l'attore e regista Gabriele Lavia, Rocco Papaleo, Ricky Tognazzi, Christian De Sica e Pamela Villoresi, Tiziana Rivale, Annalisa Minetti, Alexia si uniscono a Giorgio Albertazzi, Claudio Amendola, Luca Argentero, Claudio Baglioni, Pippo Baudo, Raul Bova, Monica Bellucci, Brignano, Milly Carlucci, Antonella Clerici, Carmen Consoli, Carlo Conti, Beppe Fiorello, Rosario Fiorello, Alessandro Gassman, Claudia Gerini, Max Giusti, Gianni Morandi, Ennio Moricone, Francesa Neri, Bud Spencer, Gigi Proietti, Massimo Ranieri, Riccardo Scamarcio, Valeria Solarino, Giuseppe Tornatore, Antonello Venditti e Carlo Verdone. Un appello, ha annunciato Alemanno, a cui ha aderito anche il maestro Riccardo Muti.

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