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Scuole blasonate, parte la caccia alla raccomandazione

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Una classe di una scuola elementare

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È tempo d'iscrizione al primo anno della scuola dell'infanzia, primaria, secondaria di primo grado (qualora la procedura non avvenga d'ufficio) e secondaria di secondo grado. Non è una scelta che si fa a cuor leggero, bisogna ponderare tante cose (la vicinanza con l'abitazione, l'offerta formativa, la nomea, l'eventuale blasone, i docenti che vi insegnano e non ultimo anche il gradimento dei diretti interessati, cioè i nostri figli). Comunque c'è tempo fino al 20 febbraio.   Intanto i genitori possono conoscere da vicino le strutture e i plessi a cui sono interessati: già iniziati a metà dicembre gli incontri programmati dagli istituti che, dopo aver dato una «lustratina all'argenteria», aprono le porte alle famiglie per un tour guidato all'interno della struttura in cui non si fa altro che magnificare la scuola. Ma sono molti gli istituti nella Capitale che godono di un'ammirazione incondizionata aprioristica, per cui la pre-view è quasi pleonastica. Una perdita di tempo: la scuola è già stata scelta da mamma e papà. Solo che trovare un posto in questi istituti supergettonati non è una cosa automatica: non basta la pre-iscrizione, l'iscrizione vera e propria, nè la disponibilità ad accettare qualsiasi sezione (ci mancherebbe!) mai e poi mai, però, le sedi distaccate. Ed ecco che scattano le raccomandazioni. Eh già, perché bisogna farsi raccomandare pure per iscrivere i figli a scuola. Una consuetudine praticamente radicata nel dna italico. Ognuno s'affida a chi può. Fino all'anno scorso le «spintarelle» dai palazzi del potere erano le più cercate. Più potente era il politico di turno, più sicuro il successo. In questo particolare momento storico, però, il politico (sia pure ex ministro, sottosegretario, consigliere, portaborse ecc) ha perso forza e potere. «Ho ricevuto delle raccomandazioni in alto ma così in alto che mi sono sentito in imbarazzo» diceva neanche dieci mesi fa il preside di un istituto preso d'assalto dalle truppe cammellate di genitori della media borghesia romana. E, si badi bene, stiamo parlando di scuola pubblica. Ma con degli optional di grande appeal per unicità e autorevolezza. Chi può, invece, bussa Oltretevere. Così la raccomandazione è anche completa di benedizione. Poi ci sono le figure interne ai vari istituti e all'ambiente scolastico in generale, dai professori ai dirigenti. Il fine giustifica i mezzi. In fondo cosa non si fa per i propri figli? Non sempre le scuole più ambite sono, poi, quelle migliori. Siccome sono prese d'assalto magari soffrono di sovrappopolazione. Tanto per capirci le famose (e vituperate) classi-pollaio spesso sono la conseguenza di questo eccesso di domanda. In tempi di tagli e di crisi non c'è spazio nè fondi per creare nuove sezioni e allora si rimpinzano le aule. E magari alcuni istituti più nell'ombra e meno trendy riescono «miracolosamente» a formare classi con sedici ragazzi. Eppure qualcosa comincia a muoversi anche nel settore. Quest'anno anzichè zampettare da una segreteria all'altra si possono iscrivere i propri figli al primo anno della scuola primaria e secondaria online attraverso un servizio attivato sul sito Internet del ministero dell'Istruzione (disponibile pure per le classi intermedie, nel caso di cambiamento di istituzione). Però la raccomandazione non viaggia su internet. In alcune scuole, poi, c'è la regola della pre-iscrizione. Che avviene prima di Natale. I genitori in quell'occasione inondano la scuola di tutti gli attestati extra-scolastici (corsi d'inglese, francese, ballo, arti marziali, cucina ecc) che attestino «l'unicità» del proprio figliolo. Entro gennaio la scuola fa sapere se ha accettato o meno la domanda. Se c'è fumata nera si può rimediare altrove. Fortunatamente non funziona ovunque così. Nei super-ambiti licei blasonati un posticino si trova sempre. Il problema è semmai restarci: a novembre da quelli che si rivelano anacronisticamente severi, c'è già la fuga.

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