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Il bimbo è nano la mamma lo rifiuta

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Un'ambulanza

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L'ha portato nel grembo per nove mesi. Probabilmente già sapendo che il piccolo aveva problemi. Poi, quando è venuto alla luce, con quella malformazione alle gambe, non ce l'ha fatta. Ha deciso di abbandonare il suo bambino. La donna, che ha partorito l'altro ieri nella clinica Nuova Città di Roma a Monteverde, ha rifiutato il figlioletto affidandolo alla struttura. E lui, piccolo e indifeso, senza l'amore e il calore della mamma, ha iniziato la sua lotta per la sopravvivenza fin da subito. Ieri ha avuto una grave crisi respiratoria, tanto che la clinica ha deciso per il trasferimento d'urgenza nel reparto di terapia intensiva neonatale del Villa San Pietro sulla Cassia. Qui, coccolato dal personale sanitario, il bambino piano piano ha dato segni di ripresa. Venuto alla luce con una malformazione agli arti inferiori, scientificamente definita «acondroplasia», una forma di nanismo, il piccolino è ora in condizioni stabili. È ricoverato in terapia intensiva sotto stretto controllo medico, ma respira autonomamente. A sincerarsi delle sue condizioni, ieri pomeriggio, nel nosocomio di via Cassia è arrivato il vicesindaco Sveva Belviso per la quale «è triste constatare come il bimbo, italiano, sia stato rifiutato dai genitori non per difficoltà socioeconomiche, che non avrebbero consentito loro di crescerlo, ma perché affetto da questa malformazione. Questo bambino ha bisogno e diritto di essere amato dai suoi genitori naturali». Se così non fosse il Tribunale dei minori dovrà avviare l'iter burocratico per l'affidamento del piccolo a una casa famiglia o a una famiglia che faccia richiesta di adozione. «Mi auguro e faccio un appello affinché la madre di questo bambino ci ripensi e lo riconosca», ha aggiunto il vicesindaco Belviso. «I medici mi hanno spiegato che può accadere che un neonato possa avere una crisi respiratoria - ha continuato la Belviso - Il tribunale deciderà adesso se una volta uscito da qui il piccolo sarà dato in affidamento temporaneo o sarà ospitato in una casa famiglia, sotto la tutela del sindaco. I genitori ora hanno 10 giorni per riconoscerlo, e altri 60 per fare la prova del dna e dimostrare che si tratta di loro figlio». L'abbandono del piccolo arriva in una giornata particolare per il Comune. «È triste pensare che oggi abbiamo inaugurato il cimitero dei bambini mai nati - ha concluso amareggiata il vicesindaco Belviso - dove andranno a pregare genitori che volevano ma non potranno più amare i loro figli, e invece qui c'è un bambino, vivo, che vuole solo essere amato». Se, alla fine la mamma non lo riconoscere, la speranza è che trovi una famiglia disposta ad amarlo davvero.

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