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Il Pd Lazio affila le armi Primarie più lontane

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Bachelet unico candidato. In pole resta Gasbarra

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Mancainfatti una settimana all'assemblea regionale, indetta per sabato 26 novembre all'Ergife, che dovrà decidere quale strada intraprendere per dare finalmente una guida al Pd Lazio, dopo ben 14 mesi di commissariamento. Un nodo importante, anzi cruciale, da sciogliere in fretta anche perché se la scadenza naturale del nuovo governo è quella del 2013 in pochi sono pronti a scommettere, oggi, che sia poi effettivamente così. Ufficialmente il candidato alla segreteria regionale è soltanto uno: Giovanni Bachelet, vicino a Rosy Bindi. A sorpresa, dalle pagine di Europa l'esponente del Pd si è autocandidato il 9 novembre. E proprio ieri, giornata di diversi incontri, ha rilasciato una dichiarazione ad Agenparl in cui, secondo lui, le primarie sarebbero sempre più vicine. Un auspicio, più che altro che serve a scuotere gli animi e a mettere sul piatto un accordo che porti a una decisione unitaria. La parola d'ordine infatti è una: unità. In un momento così difficile e dopo 14 mesi di commissariamento e con la possibilità di andare ad elezioni molto prima del previsto (e dunque affidare al neo segretario la designazione delle candidature nazionali) la soluzione ottimale indicata ufficiosamente dalla maggior parte degli esponenti del partito è proprio quella dell'elezione del segretario attraverso l'assemblea. Il candidato «in pectore» è Enrico Gasbarra, proprio il deputato Pd che da sempre ha chiesto le primarie e sul quale da mesi le varie anime del partito sembrano convergere. Tempi e opportunità. Queste le ragioni che spingerebbero il Pd a dire addio alle primarie anche in virtù delle regole imposte che prevedono prima la consultazione degli iscritti e poi dei militanti. Un percorso troppo lungo che rischia, nel caso di elezioni anticipate, di far trovare ancora il Pd Lazio sotto commissariamento e in piena faida interna. Per questo il diktat di accelerare i tempi verrebbe direttamente dai piani alti. Anche perché una volta risolto il nodo del segretario laziale, il Pd dovrà pronunciarsi sulla sfida, se vogliamo, ancora più delicata, le primarie di coalizione sia per il premier sia per il candidato a sindaco di Roma. Anche in questo caso il silenzio prolungato degli esponenti locali e nazionali del Pd inizia a provocare qualche malessere da parte degli alleati, come Sinistra Ecologia e Libertà e Italia dei Valori.

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