Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Il boss di Roma ce l'ha fatta di nuovo "Senese è malato". E lascia il carcere

Carcere

  • a
  • a
  • a

Da boss della camorra a disagiato mentale. Michele Senese, 54 anni, guarda caso detto "o' pazzo", ritenuto il «signore della mala a Roma», ce l'ha fatta di nuovo a uscire di cella, da Rebibbia. Arrestato nel gennaio 2009 assieme a 40 presunti gregari nell'operazione Orchidea dei carabinieri del Ros, il capo clan di Afragola ha lasciato il carcere e da agosto sconta la condanna a 17 anni per traffico di droga nella clinica Sant'Alessandro sulla Nomentana. Una pena della quale pare non vi sia certezza. Secondo i legali del camorrista, gli avvocati Pier Paolo Dell'Anno e Marco Cavaliere, Senese non sarebbe compatibile col regime carcerario, non sarebbe totalmente in grado di intendere e di volere e addirittura potrebbe essere messa in dubbio la sua imputabilità. Il camorrista che aveva il suo quartier generale al Tuscolano e governava senza far rumore da est a sud della Capitale, soffrirebbe di ritardo mentale, disturbo antisociale di personalità e schizofrenia paranoide. Lo dice la consulenza di parte del 18 maggio scorso firmata dal medico legale, il professor Maurizio Marasco, presa per buona dalla Corte d'Appello di Roma dove si sta celebrando il processo di secondo grado cominciato la scorsa settimana, ma non giudicata allo stesso modo dall'accusa sostenuta da Otello Lupacchini, ex giudice istruttore e giudice per le indagini preliminari a Roma ai tempi in cui erano alla sbarra diversi esponenti criminali della banda della Magliana. Il passaggio dal carcere alla clinica è avvenuto questa estate, ad agosto. E il 31 ottobre prossimo gli arresti domiciliari potrebbero essere rimessi in discussione durante l'udienza davanti al Tribunale di Riesame che dovrà discutere il ricorso presentato da pm Lupacchini. Contro Senese il sostituto procuratore dell'Appello ha raccolto intercettazioni, dichiarazioni di collaboratori di giustizia, una narrativa che racconta in modo ampio come Michele Senese, da parecchio, avrebbe perseguito la strada del disagio mentale per risolvere i suoi guai giudiziari. Calendario alla mano, dal '78 a oggi il boss di Afragola si è sottoposto a dodici perizie psichiatriche. La prima contestazione riguarda i modi coi quali si è arrivati a stabilire soprattutto due dei tre disagi dichiarati: ritardo mentale su base organica e disturbo antisociale della personalità con ricorrenza di condotte devianti, impulsive e trasgressive. Si è arrivati a stabilirli coi test sulla funzionalità cognitiva (MMSE), d'intelligenza (WAIS-R) e di Rorsarch: prove di valore scientifico ma - si obietta - reperibili su Internet e quindi «prive di garanzie e genuinità». Poi c'è la schizofrenia paranoide. «Il soggetto - sostiene Marasco - appare convinto del complotto ordito dai familiari. Teme di essere avvelenato». Il Riesame dovrà tener conto anche delle dichiarazioni di alcuni soggetti ascoltati dai magistrati. Anno 2006, Aldo Ferrucci: «Questa pazzia era un po' un elemento su cui lui giocava». Pasquale Centore: «In famiglia dicevano che aveva fatto tutto questo per fingersi pazzo e che era uno dei pochi a riuscire a far credere di essere pazzo». La partita per l'infermità mentale è cominciata. Senese è boss navigato, Lupacchini giudice che non molla.

Dai blog