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Gli esploratori della città sepolta

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.E arrivano dove nessuno ha mai osato, per esplorare la Roma perduta. Non sono i protagonisti di un nuovo Indiana Jones. Ma gli archeo-speleologi di Roma Sotterranea, associazione nata undici anni fa che conta 78 volontari. Per farne parte basta avere la passione per la storia della propria città. Ci sono archeologi, geologi, architetti ma anche semplici cacciatori di antichi misteri. Come i due fondatori Adriano Morabito, laureato in Economia, e Michele Concas, psicologo. Il loro lavoro è prezioso nelle esplorazioni della Cloaca Maxima, della Villa di Flaonte e della Villa di Massenzio, nei sotterranei di chiese come San Salvatore in Onda, Sant'Eusebio a piazza Vittorio e Santa Pudenziana. In questi giorni Morabito e Concas, assieme all'architetto Valeria Casella, su incarico della Soprintendenza per i beni archeologici di Roma, stanno esplorando le condotte sotterranee del Colosseo. Un'impresa che consentirà di disegnare la mappa di questi cunicoli inaccessibili da secoli. Prima di calarsi nell'oscurità di quelle che una volta erano antiche fognature, a tre metri di profondità, gli speleologi devono estrarre tutto il terriccio e i detriti che ostruiscono il passaggio, usando un macchinario che si chiama Elephant, una sorta di enorme aspiratutto. A quel punto entreranno in azione loro, che strisciando percorreranno tunnel larghi 60 centimetri e alti un metro e mezzo. L'ala nord, lato Colle Oppio, è già stata esplorata. Adesso resta da mappare quella che si affaccia sul Foro. «Lo scopo è effettuare un monitoraggio dell'area per comprendere lo smaltimento delle acque del Colosseo – spiega Morabito – e per appurare se l'acqua visibile sotto alla basilica di San Clemente sia la stessa che giunge all'interno dell'Anfiteatro Flavio tramite il condotto est». Chi si iscrive a Roma Sotterranea impara subito le più moderne tecniche di progressione speleologica su corda. Il loro lavoro prepara il terreno agli archeologi di professione delle Soprintendenze. Come nel 2005, quando scovarono un meraviglioso mosaico, raffigurante una scena di vendemmia, nel criptoportico delle Terme di Traiano. «Si aprì un buco – ricorda Morabito - e noi vi entrammo con corda e telecamera. Il restauro della Soprintendenza va avanti ancora oggi».

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