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Freddato a 18 anni senza un movente

I carabinieri sul luogo dell'omicidio

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Senza motivo apparente. È il movente quello che manca per dare un senso alla sua morte, fornire una qualche spiegazione della sua improvvisa e tragica fine, capire il perché della fredda esecuzione di Edoardo Sforna, il diciottenne ammazzato con un colpo di pistola martedì sera davanti a una pizzeria di Morena. La sua vita era immacolata. La fedina penale pulita. Niente uso di droghe, giurano gli amici. Nessun debito o «conto» in sospeso con i bulli del quartiere. Neanche un litigio recente. I carabinieri stanno passando al setaccio i rapporti della vittima, compreso quello con Elisa, la fidanzatina sua coetanea che si era messa con lui da qualche mese. E la pista privilegiata è quella di un contrasto personale. Ma con chi? E perché? Domande, per ora, senza risposta. I militari del Nucleo investigativo di Frascati diretti dal colonnello Marco Aquilio hanno ascoltato ieri numerosi testimoni. Il quadro emerso, però, non è ancora sufficiente per tracciare ipotesi sulle ragioni del delitto. Solo la dinamica è chiara. Sono le dieci di sera. Edoardo, chiamato dagli amici «Dodo», un ragazzone paffuto dalla faccia buona, impegnato nel volontariato, sta prendendo il fresco seduto davanti la pizzeria «Jolly» di via Frascineto. Lavora nel locale, che fa parte di un centro commerciale ricco di cemento, da meno di un mese come fattorino. In quel momento due ragazzi su uno scooterone «Honda Sh blu» si fermano di fronte alla scala che porta al ballatoio dove c'è la pizzeria. Una testimone, una donna che aspetta il marito salito per prendere due «margherite» da asporto, li vede arrivare. Sono giovani, magri e bassi, avranno vent'anni. Indossano il casco. Quello che scende dalla moto ha un ciuffo di capelli biondi che spunta dall'«elmetto». È lui il sicario. Sale i gradini impugnando una semiautomatica calibro 7,65. Si dirige senza esitazioni verso Edoardo. Punta l'arma e preme il grilletto. Quattro volte. Un proiettile raggiunge Dodo al petto. Gli altri vanno a vuoto. Il killer si gira e percorre a ritroso la stessa strada, scende le scale e salta in sella allo scooter, che si allontana a razzo. Edoardo rientra nel bar-ristorante premendosi il petto. La pallottola l'ha colpito allo sterno ma non perde molto sangue. «Oddio, mi hanno sparato! Chiamate mia madre, mi sento male!», sussurra a una sua collega ventitreenne. «Si è sollevato la maglietta e ci ha fatto vedere il buco - racconta un altro teste oculare - sembrava una ferita di un fucile a pallini, il foro era molto piccolo e c'era poco sangue». Il proprietario della pizzeria e le persone presenti lo fanno sedere. Poi stendere sul pavimento. Qualcuno cerca di rianimarlo in attesa dell'ambulanza. Il ragazzo è ancora cosciente. Non sembra gravissimo. Invece non ce la farà. Il suo cuore smetterà di battere poco dopo il ricovero al Policlinico di TOr Vergata. E la sua morte, per il momento, rimane un mistero.

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