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Banda della Magliana, arrestato Nicoletti

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Un'immagine d'archivio del maggio 1996 del cassiere della banda della Magliana Enrico Nicoletti mentre esce dal palazzo di giustizia di Perugia

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A volte tornano. Ed come un deja-vu, come un libro già letto o un film già visto. Solo che qui si parla di crimini. E mentre Roma si interroga se la città sia preda di una nuova mala e si chiede se l'omicidio di Flavio Simmi sia un episodio da inquadrare in una guerra di organizzazioni criminali che si vogliono spartire il territorio, ecco che piomba la notizia dell'arresto di un boss il cui nome ormai entrato nella storia di un autentico Romanzo Criminale. Quello di Enrico Nicoletti. Il "cassiere" della Banda della Magliana, la feroce organizzazione che negli anni '70 seminò sangue e morte, oggi 74enne, è stato arrestato questa mattina dalla polizia a Roma. A suo carico pende l'accusa di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di millantato credito, truffa, usura, falso, riciclaggio e ricettazione. Il sospetto, insomma, sembra essere quello che l'anziano boss fosse ai vertici di una rete criminale che produceva affari d'oro grazie a usura, riciclaggio di denaro, estorsioni e truffe, con tanto di vendita fantasma del palazzo della Questura, della villa di Cragnotti e Cafù o posti di lavoro presso politici. Nicoletti, infatti, è stato arrestato nell'ambito dell'operazione della Squadra mobile di Roma, "Il gioco è fatto" che portò lo scorso ottobre ad una prima tranche di misure cautelari e la settimana scorsa ad un sequestro preventivo di beni per un valore di 2 milioni e mezzo di euro. Secondo gli investigatori, Nicoletti era a capo del sodalizio criminoso che, "attraverso il millantato credito, truffava ignare vittime interessate all'acquisto di beni immobili, oggetto di aste giudiziarie". Proprio a lui, secondo l'accusa, erano destinati i proventi dell'attività illecita, poi reinvestiti in attività commerciali e beni immobili. Questa mattina è finito in manette anche il suo braccio destro, Alessio Monselles, di 68 anni, arrestato dagli uomini della Guardia di finanza, che avevano effettuato nei suoi confronti degli accertamenti di natura patrimoniale. Monselles aveva il ruolo di factotum tra Nicoletti e gli altri componenti della banda, anche con compiti ben precisi nella ricezione dei proventi ricavati e nella consegna al "capo". Ad ottobre finirono in manette undici persone, tra cui un avvocato, un commercialista, esponenti del clan Casamonica, un noto pierre e altri, tutti gestiti da un ristoratore, considerato l'uomo chiave del secondo livello dell'organizzazione. La banda, in sostanza, fingeva di poter vendere ville di lusso, come la casa del calciatore Cafù, una quota della villa di Cragnotti o lo stesso palazzo della Questura, azioni della Coin di via Cola di Rienzo a Roma e automobili. Tra le vittime delle truffe c'erano medici, piloti, imprenditori, impiegati, appartenenti al mondo dello spettacolo e anche alle forze di polizia. E alcuni venivano spesso minacciati e picchiati. A riscuotere i soldi erano alcuni membri del clan Casamonica. L'indagine della sezione criminalità organizzata della squadra mobile di Roma risale a due anni fa ed è partita dall'omicidio del febbraio del 2008 di Umberto Morzilli, ucciso nel quartiere Centocelle a Roma, il quale aveva in passato concluso affari con l'immobiliarista Danilo Coppola. Morzilli aveva amicizie nel giro degli arrestati.  

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