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Trattori e mucche per la rivolta antidiscarica

La protesta sulla via Aurelia

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FIUMICINO Discarica a Pizzo del Prete: il popolo del no è tornato ad occupare l'Aurelia. Questa volta con la mascotte, Libera, mucca apripista del corteo. Ieri mattina erano in trecento, la catena umana a Torrimpietra ha paralizzato il traffico per almeno quattro ore. «Armati» di striscioni al vetriolo, tamburelli e, soprattutto, obiezioni difficili da contestare, hanno invocato a più riprese le dimissioni del sindaco di Fiumicino Mario Canapini, già alle prese con una maggioranza che, sul caso rifiuti, sembra sgretolarsi ai suoi occhi. No all'inceneritore, no alla discarica, sì alla raccolta differenziata: uno slogan che ripetono come un mantra. Condiviso, a sorpresa, anche dal parroco de I Terzi, ben mimetizzato tra la gente ma più agguerrito che mai: «Se la presidente della Regione Renata Polverini non farà un passo indietro, dal 9 luglio inizierò lo sciopero della fame e della sete». Il 9 luglio è la data della prossima manifestazione: sì, perché d'ora in poi si protesterà ad oltranza. Ogni sabato appuntamento sull'Aurelia. A latere, la marcia su Roma: «Abbiamo raccolto ottomila firme e cinquemila euro - aggiorna Massimo Piras, presidente del comitato Zero Rifiuti Fiumicino, che riunisce decine di associazioni locali e dei comuni limitrofi (Ladispoli, Cerveteri, anguillara) - Forti di questi numeri, inizieremo a dare battaglia anche a Roma». Un corteo, quello di ieri, che inglobava tante storie. «Devo vendere casa – racconta atterrito Marco - ma i compratori si fanno indietro dopo la notizia dell'imminente apertura della discarica«. E poi Claudio Leuteri, proprietario della tenuta Casale del Castellaccio: «La dovranno abbattere, ma quella non è soltanto la mia casa, è un gioiello di famiglia da quattro generazioni e il futuro dei miei figli». Tutti con le mascherine al volto, perché le preoccupazioni che rimbalzano da una parte all'altra dell'Aurelia riguardano per lo più l'aspetto ambientale e sanitario: «Già lo sappiamo che ci ammaleremo, si contamineranno aria e terreni: perché non puntare sulla differenziata?», tuona Francesca. Paradossale il caso della signora Cinzia: «Abbiamo un'attività agricola, ci corteggiano tanto per la vendita a chilometro zero, Regione in primis, e poi ci mettono una discarica in casa?». Ma il più veemente, ieri, è il parroco di Sant'Eugenio, don Luigi, ne ha per tutti: «La Polverini abbia il buon gusto di dimettersi: dare soldi ai comuni che accettano la discarica equivale a legalizzare un abuso». «Anche quelli che hanno finto di dimettersi - si riferisce don Luigi ai 14 consiglieri e ai tre assessori che si sono autosospesi dopo i segnali di apertura di Canapini - non sono diversi, guardano solo ai soldi e al potere. Se le cose non cambiano, da sabato inizierò lo sciopero della fame e della sete davanti alla Pisana». In prima linea contro discarica e inceneritore c'è pure Maria Sole Agnelli, proprietaria di un'azienda agricola nella zona: «Questo impianto rovinerà l'ambiente e la salute di chi ci vive».

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