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Riccardo Milana: la città è ferma. Torniamo a parlare con le periferie

Riccardo Milana

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Tre giorni di festa in piazza San Giovanni Battista della Salle, a Boccea, con un obiettivo ben preciso: rilanciare la proposta del Nuovo Polo per l'Italia e fare il punto sul Paese, Roma e il Lazio. La Festa dell'Api come laboratorio politico, capace di mettere insieme per la prima volta nella Capitale oggi alle 18 Francesco Rutelli, Pier Ferdinando Casini e Gianfranco Fini. Il Tero Polo al gran completo. Domani si replica con i tre capigruppo alla Pisana Mei, Carducci e Pasquali. A introdurre il dibattito tra i tre leader sarà oggi il senatore Api Riccardo Milana. «Questa festa verrà replicata da altri tre-quattro eventi in città - spiega Milana - La nostra intenzione è creare uno spazio per riprendere il dialogo con le periferie e fare il punto su Roma. Nessuno oggi parla più con la città, che invece va ascoltata. Roma è ferma, non è più un laboratorio politico, non è più un punto di riferimento come Milano o Napoli. La Capitale tende a spegnersi, non è stato prodotto nulla». Tra i temi trattati oggi, il referendum. «Api, Udc e Fli partono da posizioni diversificate. Tutti i referendum tendono a spaccare i partiti. Ma il nostro obiettivo è comune: portare la gente a votare e raggiungere il quorum - dice ancora Milana - Affronteremo poi il tema del trasferimento dei ministeri al Nord, una squallida vicenda. La proposta della Lega aumenta i costi e diminuisce l'efficienza della burocrazia. Il berlusconismo si sta chiudendo malamente. Berlusconi rischia di concludere la sua parabola fallendo la sua intenzione di snellimento dello Stato. Ricordo che nessuna forma federalista nel mondo decentra i ministeri. Comunque, se proprio si vuole portar via qualche dicastero da Roma, perché non portarli anche a Napoli o Palermo? E le riunioni interministeriali dove verranno fatte, in aeroporto? E chi pagherà le spese?» La proposta di Milana è chiara: «Preparare il futuro dell'Italia e promuovere il Nuovo Polo alternativo a un bipolarsimo che ha fallito, come dimostra il recente voto amministrativo». Dan. Dim.

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