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Tassa di soggiorno fai-da-te

Spiaggia

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È un po' un fai-da-te, come da italica consuetudine. Da un lato i gestori degli stabilimenti balneari di Ostia che devono riscuotere il contributo di soggiorno. Dall'altro, i turisti «non romani» che devono pagarlo. E tra loro, un punto interrogativo. Chi deve verificare la «cittadinanza» del bagnante? I balneari, per legge, non possono chiedere i documenti, possono farlo solo i vigili urbani. E allora? Ci si arrangia, arte in cui siamo campioni. Se l'accento è «straniero» si appone il timbro al biglietto d'ingresso, altrimenti ci si affida all'«autocertificazione» o al noto principio liberista dei fisiocratici francesi: lasciar passare. «Noi applichiamo la norma ma se chi vuole entrare è straniero gli faccio pagare la stessa tariffa, gli metto il timbro del crontributo e poi a fine trimestre verso io al Comune i soldi dovuti - spiega Ruggero Barbadoro, titolare dello stabilimento Venezia - La maggior parte dei miei clienti sono abbonati e quindi li conosco. Ogni stagione potrò averne 5-600 non romani e per quelli pago io, così non scoraggio il turismo». Il problema è: come decidere quanto versare al Comune? «Certo - continua Barbadoro - se uno è di Ciampino e parla romanesco è difficile sapere dove ha la residenza, dovrebbe essere lui a dirlo visto che c'è un cartello all'ingresso. Quindi, se ho un dubbio metto il timbro e poi pago io il contributo per quella persona». Un sistema, ovviamente, che non garantisce il pagamento del contributo su tutti i non quiriti. «Questo è un anno di sperimentazione - spiega il vicesindaco Mauro Cutrufo - E con il gestore si è stabilito un rapporto di fiducia. Se poi i turisti non pagano sarà compito dei vigili verificare. Però non mi risulta ci siano problemi. Su sei milioni di visitatori, circa 1.2000.000 sono italiani. Di questi, solo all'inizio, il 3% non ha pagato e noi gli abbiamo recapitato una lettera di cortesia per chieder loro il dovuto. Voglio ricordare - conclude Cutrufo - che il contributo, molto più caro in altri Paesi, fa parte della spesa corrente: il 70% viene reinvestito in servizi per il turismo, il 5 in promozione dello stesso. Cioè, i turisti pagano per migliorare l'accoglienza turistica». Il nodo della riscossione, tuttavia, rimane. La delibera comunale non lo scioglie. E l'autogestione non garantisce un pagamento capillare del contributo di soggiorno. Vedremo se la lacuna sarà colmata alla fine del periodo di «sperimentazione».

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