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Il progetto Chioschi, parcheggi ordinati nuovi marciapiedi, lampioni e meno ambulanti

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Potrebbeessere questo il futuro di una strada riconosciuta «d'eccellenza» dal Campidoglio, dove da anni si cerca di trovare una soluzione poco invasiva tra i commercianti che avrebbero commesso abusi edilizi e chi ha fatto poco e nulla sul fronte del degrado. La realtà di viale Parioli è sotto gli occhi di tutti. Da una parte il caos delle doppie file e degli ambulanti abusivi, dall'altro occupazioni di suolo pubblico regolari trasformatesi negli anni in strutture inamovibili, parte in muratura, con impianti elettrici e riscaldamento. Della riqualificazione delle strada si interessò anche la passata Amministrazione con un progetto che prevedeva la costruzione di 7 parcheggi interrati, poi bocciati dalla comunità pariolina. Una memoria di Giunta presentata dall'assessore al Commercio Bordoni invita ora l'Amministrazione a riprendere in mano alcune vecchie idee per iniziare un confronto con le associazioni di quartiere. Associazioni come l'Ape-Parioli, presieduta da Matteo Di Raimondo, che rappresenta i commercianti. «I nostri progetti - dice Di Raimondo - prevedono la riorganizzazione dei posti auto, la riqualificazione di marciapiedi e aiuole, nuova illuminazione, razionalizzazione della raccolta rifiuti e dell'ambulantato». Per quanto riguarda le strutture «saremmo favorevoli a trasformare quelle attuali in chioschi bar, che non necessitano di permessi di costruire, essendo legati a concessioni a tempo». «Nel caso l'idea dei chioschi fosse scartata - continua Di Raimondo - bisognerebbe almeno rispettare l'identità storica degli esercizi e le loro esigenze commerciali. I commercianti sono pronti a partecipare alle spese di riqualificazione». La questione di viale Parioli non può più attendere. La sentenza del Tar - depositata il 10 marzo scorso - che ha bocciato il ricorso del noto ristorante Celestina contro l'ingiunzione di demolire il manufatto esterno, è il punto di svolta da cui partire per dare un taglio a un braccio di ferro tra ristoratori e II Municipio, in cui il braccio dei burocrati in alcuni casi è apparso fino troppo premuroso. Mat. Vin.

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