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Lunga vita al ponte del Duce

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Nato come «sostituto» dell'ormai insufficiente Ponte Milvio, alla vigilia del suo settantreesimo compleanno, il «ponte di Mussolini» si rifà il look. Un anno di lavori per circa 2,2 milioni di euro «guariranno» quel tratto di Corso Francia troppo spesso "vittima" delle dannosissime infiltrazioni d'acqua. Si tratta di un collegamento strategico per l'intero quadrante nord della capitale, che collega Cassia e Flaminia al centro e ai Parioli. L'intervento riguarda nel particolare i marciapiedi monumentali, ovvero i punti più sensibili alle infiltrazioni d'acqua che causano poi ossidazioni e distacchi di materiale. I lavori si svolgeranno prima su un lato del marciapiede poi sull'altro, durante la notte invece verranno realizzati i giunti della carreggiata, riposizionata una barriera centrale in new jersey al posto delle attuali barriere metalliche. «Si tratta di un intervento unico e importante - spiega l'assessore capitolino ai Lavori pubblici, Fabrizio Ghera - non solo perché porterà la riqualificazione di un'infrastruttura storica della Capitale, alla quale sono affezionati tutti i romani, ma anche perché riguarda un lavoro senza precedenti, visto che è la prima volta da quando è stato realizzato che vengono eseguiti i lavori di manutenzione». Un ponte particolare, quello ormai noto come Corso Francia ma che di fatto ne costituisce solo una parte. La prima pietra fu posta nel 1938 per volere del Duce su progetto dell'archietetto Brasini (che aveva già cominciato i lavori per la chiesa di piazza Euclide). Avrebbe dovuto chiamarsi ponte «XXVIII Ottobre», in ricordo della Marcia su Roma. Ma la storia, si sa, non perdona. I lavori vennero interrotti nel 1943 per la guerra, ripresi nel 1947 furono completati nel 1951. Si tratta del primo ponte monumentale sul Tevere a Roma nord. Nella neonata Repubblica italiana il ponte avrebbe dovuto chiamarsi «della libertà», ma si preferì tornare agli albori del primo tratto della variante alla via Flaminia, battezzato in origine via Caio Flaminio, e chiamarsi dunque ponte Flaminio. In occasione delle Olimpiadi del 1960 poi l'infrastruttura venne completata con il viadotto di Corso Francia che collega Tor di Quinto ai Parioli passando «sopra» il Villaggio Olimpico. Il ponte, lungo 254,94 metri e largo 27, si sviluppa su cinque arcate ed è realizzato in calcestruzzo interamente rivestito da travertino romano. Cippi e fusti cilindrici con aquile e lampioni rimandano all'architettura fascista così come il profilo della struttura ricorda quella del vicino Ponte Milvio, sostituito proprio da quello che oggi è noto ai più come, semplicemente, Corso Francia.

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