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di Susanna Novelli e Cinzia Tralicci La basilica di Santa Maria degli Angeli è la chiesa delle cerimonie di Stato.

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Ailimiti dell'originalità. Affacciata su piazza Esedra, la basilica si fonde (e confonde) con l'esterno. Accade così che durante le celebrazioni della Domenica delle Palme, agli Osanna si sovrappongano tutta una serie di attività che ben poco hanno a che vedere con la liturgia. Sarà colpa della collocazione "strategica" della basilica, tra la stazione Termini e le fermate di autobus e metro, ma l'effetto che si ha quando si entra nel luogo sacro, è quello di ritrovarsi in una grande piazza dove c'è chi passeggia incuriosito dai pannelli di una mostra, chi "transita" con bagaglio al seguito, chi si ferma per comprare una guida o ascoltare il maestoso organo che dovrebbe accompagnare le preghiere ma che, al contrario, sembra il sottofondo musicale di un contesto diverso. Due mostre, una dedicata a Galilei e "sponsorizzata" dal libro del professore Antonino Zichici con pannelli e filmati dislocati in lungo e in largo all'interno di Santa Maria degli Angeli; l'altra di arte contemporanea (allestita quasi a nascondere l'altare del Sacro Cuore), attirano forse più visitatori che fedeli. Basta osservare come sono abbigliati per rendersi conto che pensano di stare in un museo e non in un luogo sacro. Gli artisti contemporanei di Ratisbona, che espongono davanti la Cappella settecentesca del Beato Niccolò Albergati, hanno installato perfino una Camera Oscura: un cubo chiuso da tende al cui interno chiunque, anche un malintenzionato, può entrare indisturbato. Tanto nessuno sembra preoccuparsene. Lo stesso vale per i trolley abbandonati nei pressi della Meridiana da turisti in "gita" ora in ciabatte, in canottiera oppure in calzoncini corti. In pochi si rendono conto che è in corso una funzione religiosa. Sarà perché l'altare dal quale officia il sacerdote è praticamente al buio? Oppure perché sembra essere smarrito il limite tra tolleranza e rispetto? Forse entrambe le cose se è vero, come riferiscono alcuni residenti, che la basilica viene utilizzata nei giorni feriali come laica scorciatoia tra piazza Esedra e via Cernaia. Approfittando infatti della porta aperta della Sacrestia, impiegati, operai, studenti, ambulanti vanno e vengono come fosse un qualsiasi sottopasso. E in pochi si fanno il segno della croce. «Una mattina - racconta una anziana parrocchiana - la porta che dà su via Cernaia era rimasta chiusa. Proprio quando stavo per ricevere la Comunione si è udito bussare insistentemente e imprecare per il fatto che non potendo passare di lì qualcuno avrebbe fatto tardi al lavoro». Il dubbio che a creare tutto questa confusione all'interno di una basilica importante come Santa Maria degli Angeli sia dovuto alla vicinanza della stazione e di un quartiere comunque particolare, viene fugato dalla vicina Santa Maria Maggiore. Nella stessa Domenica delle Palme, la messa a un'ora di distanza è un'altra storia: dei cordoni chiudono le navate con la scritta «vietato effettuare visite durante le celebrazioni» e la discreta vigilanza impedisce l'accesso a chi non ha un abbigliamento consono. I cartelli (tanti) non lasciano margini ai furbetti di turno. Durante la messa si prega. E basta. Pensare che all'ingresso di Santa Maria degli Angeli c'è il cartello con l'orario delle funzioni, gli ordinari divieti (che nessuno rispetta) e un avvertimento: attenzione ai borseggiatori!

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