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Sgomberi per scoraggiare i tunisini

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Gli sbarchi di immigrati

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Arriveranno, eccome. Quelli che scappano dal sud. Ma anche il migliaio di tunisini in caserma a Civitavecchia tenteranno la carta di Roma, alla faccia degli accordi a Palazzo Chigi, che escludono la capitale dagli arrivi. «Non chiedono asilo, puntano al permesso di soggiorno per lavorare e un giorno tornare a casa» ha detto ieri il direttore generale del San Camillo Forlanini, Aldo Morrone, il primo a capire chi sono e cosa vogliono i giovanissimi maschi, tutti sanissimi, la maggioranza tra i 19 e i 22 anni (pochi gli over 35 e pochi i prossimi maggiorenni, nessuna donna nessun bambino) durante i controlli sanitari effettuati dai medici della grande azienda ospedaliera su via Gianicolense nella caserma di Civitavecchia, dove restano anche oggi i tunisini. Mirano alla capitale per cercare di fare quello che facevano in Tunisia «i cuochi, i camerieri, le guide turistiche» ha spiegato ancora Morrone. E se dopo il fotosegnalamento e le impronte digitali, risulteranno "puliti", avranno un permesso di soggiorno temporaneo. Ma quando arriveranno «non dovranno disperdersi a Roma che ha già molti problemi» come invece hanno fatto i romeni cacciati da Sarkozy che sono andati a fare compagnia agli zingari nei micro accampamenti illegali. Con gli sgomberi di ieri la città ha voluto dare un segnale. Parlare a nuora perché suocera intenda. Sgomberare i nomadi per parlare agli immigrati nordafricani. La tempistica dell'azione coordinata di polizia municipale e polizia di stato, con la demolizione di 30 baracche e il censimento di 55 persone, di cui 21 minori non è una coincidenza. Anche perché, nel sottolineare l'mportanza dell'operazione, il sindaco di Roma Gianni Alemanno ha spiegato che era fondamentale iniziare adesso «perché se arrivano i clandestini in fuga dal sud non devono trovare un tessuto di campi abusivi incontrollati». Si andrà avanti così, con sgomberi giornalieri fino all'esaurimento dei posti liberi al Centro d'accoglienza per richiedenti asilo (Cara) di Castelnuovo di Porto. Al Cara non ci è ancora andato nessuno. L'assessorato ai Servizi sociali, attraverso la Sala Operativa Sociale, ha proposto l'assistenza a donne e bambini, così ha stabilito l'ordinanza del prefetto, che però è stata rifiutata. Sgomberi tutti i giorni. Si dà la precedenza alle situazioni dove ci sono donne e bambini si portano al Cara fino a esaurimento posti. Ma differenziare l'assistenza dividendo i nuclei familiari non va bene all'opposizione. La protesta ha riempito di zingari la sede del municipio VII. «Non facciamoci prendere in giro dai nomadi» ha detto il presidente della commissione sicurezza Fabrizio Santori.

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