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Da una parte l'Auditorium, divenuto centro degli eventi culturali più importanti della Capitale, dal Festival del Cinema ai concerti di musica classica e leggera

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Dall'altrai teatri e le strutture private che accusano il Parco della Musica di concorrenza sleale (l'Autorità garante lo ha confermato nel 2008). In mezzo una battaglia politica. Umberto Croppi, assessore alla Cultura di Roma Capitale per tre anni e oggi responsabile della Cultura per Futuro e Libertà ha un quadro in parte simile davanti. «La protesta dei privati è certamente fondata ma solo in parte. In un città come Roma c'è la necessità di un intervento pubblico e nel privato non esiste un'istituzione come l'Auditorium». Al di là della forma, resta il fatto che i teatri pagano le tasse, sostengono spese enormi e fanno sempre più fatica a strappare biglietti. Inoltre non sono più in grado di svolgere alcune attività proprio per l'Auditorium. «Non nego la difficoltà dei privati nel settore culturale e soprattutto per quanto riguarda i teatri. Ma non credo che siano i tre milioni di euro che il Campidoglio dà all'Auditorium a mettere in crisi il settore. Il pubblico serve nelle attività culturali, il privato va certamente sostenuto». Come? «L'amministrazione deve mediare e non mettere uno contro l'altro, come invece sta accadendo in questi giorni. Il settore privato si può davvero sostenere soltanto con azioni di sistema». Cosa intende scusi? «Ad esempio creare un sistema di trasporto pubblico compatibile con gli orari degli spettacoli; concedere ai gestori di poter somministrare bevande anche fuori dagli orari di spettacolo, come abbiamo fatto con il Quirino. Ancora, un sistema di abbonamenti trasversali che possa invogliare lo spettatore ad andare a teatro. Ricordo poi le resistenze dell'Ama per diminuire il costo dello smaltimento dei rifiuti che per loro è altissimo». Adesso però Lei non è più assessore... «No, ma sto studiando un progetto di legge nazionale per sostenere il settore privato, come ad esempio un'esenzione dalle tasse per gli spettacoli dal vivo». Veniamo all'Auditorium. Come vede questo scontro di cifre tra il presidente della commissione Cultura e il management della Fondazione Musica per Roma? «Ma guardi, i rampelliani chiedono la testa di Fuortes praticamente da sempre. Io ho resistito, anche perché le capacità manageriali di Fuortes sono assolute». Sì, ma è un manager nominato da Veltroni... «Non sono affatto contrario allo spoil system e lo dimostrano le nomine di Marcolini a Zètema e di Antonelli alle Biblioteche di Roma, persone capaci e come in quest'ultimo caso già nel Cda. Lo stesso criterio deve essere usato per l'Auditorium. Uscire con la vicenda dei dati, e quelli forniti da Mollicone sono sbagliati, non mi sembra sia il metodo adatto. Sostituire Fuortes poi sarebbe un suicidio». Si parla di costituire un comitato scientifico per colmare la mancanza di un direttore artistico, cosa ne pensa? «L'Auditorium necessita di un'organizzazione complessa e ogni volta servono tecnici di alta competenza. Il sindaco Alemanno, sempre per rispondere a Mollicone, se ne uscì con l'idea di un comitato scientifico. Sarebbe un commissariamento politico che devasterebbe l'equilibrio e la natura culturale dell'Auditorium. La linea e la gestione politica spettano infatti all'assessore».

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