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Mi appiccico agli altri come una caramella

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.Trainata dalla carovana di Caterina Caselli e della sua Sugar che già tanti talenti ha scovato nella musica pop italiana. Stasera Erica Mou sarà al N'Importe Quoi di via Cenci dove andrà in scena l'intervista- concerto condotta da Stefano Mannucci. Erica, stasera al N'Importe Quoi si racconterà suonando i brani tratti dal suo primo album «È» appena pubblicato. Come nasce l'idea del titolo? «È una traccia contenuta nel disco e poi lascia anche molto spazio all'immaginazione. Senza contare che mi piace perché è una semplice indicazione della mia esistenza». Com'è avvenuto l'incontro con Caterina Caselli? «Caterina ha visto un mio video su YouTube grazie a un consiglio di Red Ronnie». E Red Ronnie come è entrato nella sua vita? «Qualche anno fa ho partecipato a una specie di contest organizzato da lui che si intitola "Miti della Musica" che offre spazi a giovani talenti. Poi il video è arrivato anche in edicola con un dvd e da lì è iniziato tutto». Lei è anche autrice della sua musica. Da quando compone canzoni? «Praticamente da sempre. Le prime canzoni le ho scritte a 14 anni ed era un gioco che facevo con le mie amiche». Quali sono i generi e i musicisti che la influenzano di più? «Ascolto di tutto e credo che l'ispirazione possa arrivare da qualunque cosa. Comunque i miei autori preferiti sono Fossati, Battiato, Tenco, Guccini e De Andrè. Ho una grande passione per il rock degli anni Settanta». Elisa non le dice proprio nulla? «Mi piace, così come Caparezza». Come definirebbe la sua musica? «Le mie canzoni hanno una forte impronta italiana e cantautorale. Gli arrangiamenti, però, danno a tutto il disco una veste più internazionale, tra il folk e l'elettronica minimale». La potremmo chiamare nuova musica italiana? «Beh, sono gli altri a doverlo dire». Si parla già di una tournée? «Partiremo il 24 marzo dal teatro Forma di Bari grazie al contributo del progetto Puglia Sounds. E poi andremo a suonare in tutta Italia». Allora la serata al N'Importe Quoi sarà una sorta di anteprima o sbaglio? «È proprio così. Mi esibirò con chitarra e voce e solo qualche piccolo effetto della mia pedaliera-campionatore con cui registro suoni di tazze, buste di plastica e oggetti del quotidiano». È difficile emergere in una cittadina come Bisceglie? «All'inizio sì ma il vantaggio è che si può cominciare da locali molto contenuti. Le piccole realtà stimolano ancora di più la fantasia. Poi ti rendi conto che ti devi muovere se vuoi ottenere qualcosa, anche se la Puglia sta diventando un luogo importante per chi vuole fare questo mestiere». Il nome Erica Mou da dove viene? «Erica è il mio vero nome. Mou, invece, è ispirato alla caramella degli anni Settanta. Un po' per la dolcezza, un po' perché è vintage e un po' perché io sogno di appiccicarmi al prossimo proprio come una caramella».

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